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Stefano Tacconi dopo il ritorno a casa: «Pensavo di essere immortale, ora ho paura di una nuova emorragia»

05 Novembre 2023 - 19:45 Redazione
L'intervista all'ex portiere della Juventus, che ha lasciato la clinica per la riabilitazione un anno e mezzo dopo l'ictus

Più di un anno e mezzo dopo l’emorragia cerebrale che lo ha colpito nell’aprile 2022, l’ex portiere della Juventus Stefano Tacconi ha raccontato in televisione le sue sensazioni in quei giorni, le difficoltà della riabilitazione, e i timori che possa succedere di nuovo. Tacconi ha lasciato l’ospedale di Alessandria dove era ricoverato a marzo, quasi un anno dopo il suo ingresso e l’operazione per l’aneurisma cerebrale che lo aveva colpito. Fino a ottobre ha poi seguito il percorso riabilitativo all’Irccs Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, per poi tornare a casa. «Da un paio di giorni mi sentivo molto stanco perché avevo guidato da solo per più di tremila chilometri, avevo mal di testa e dovevo aspettarmi che qualcosa non andasse bene, ma non pensavo fosse una cosa del genere», racconta a Verissimo su Canale 5, «me la sono vista brutta. Pensavo di essere immortale e invece dietro l’angolo c’era qualcosa di inaspettato. Fortunatamente il giorno che mi è successo c’era con me mio figlio Andrea».

Il timore della ricaduta

Tacconi non nasconde le difficoltà della riabilitazione. Pur essendo stato uno sportivo, un atleta professionista, non entrava in una palestra da 25 anni. «Ho faticato tantissimo: ho dovuto ricominciare tutto da capo, a camminare e a parlare», spiega l’ex calciatore. In questi mesi si è sposata sua nipote e sua figlia ha compiuto 18 anni, feste e celebrazioni alle quali non ha potuto partecipare. «Però, almeno, mi hanno visto vivere che è quello che conta», sorride oggi, «ora mi dicono che devo stare attento perché può tornare l’emorragia, ed è quello che mi fa un po’ più paura, perché io non sto mai fermo». Ma può contare sull’affetto e il sostegno pratico della moglie, che in questo anno e mezzo gli è stata sempre accanto: «Il medico che mi ha operato le ha detto: “Non so se arriverà a domattina”. Sono frasi forti da sentire, è stata dura ma lei ha resistito senza mai mollare. Adesso che sono tornato a casa mi sta dietro, mi cura e mi guarda».

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