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Meloni-Edi Rama, l’intesa inedita sui migranti: «Due centri di rimpatrio italiani in Albania, ci porteremo 36mila richiedenti asilo l’anno»

06 Novembre 2023 - 18:28 Simone Disegni
L'annuncio della premier in conferenza stampa: «Le due strutture a giurisdizione italiana saranno pronte a primavera 2024. Accordo d'esempio per tutta l'Ue»

Dove finiscono i confini dell’Italia? Oltre le sponde dell’Adriatico, dalla primavera del 2024. Con un accordo bilaterale inedito, il governo Meloni intende infatti portare parte dei migranti che in futuro sbarcheranno sulle coste italiane in centri a gestione al 100% italiana ma localizzati in un altro Paese: l’Albania. Lo ha annunciato oggi la premier Giorgia Meloni in una conferenza stampa a Roma insieme al primo ministro albanese Edi Rama. «L’immigrazione illegale di massa è un fenomeno che i Paesi Ue non possono affrontare da soli. Ecco perché è utile collaborare con Stati che per ora non ne fanno parte», ha spiegato la premier, annunciando l’inedito protocollo d’intesa tra Roma e Tirana: «L’Albania ci concederà l’utilizzo di alcune aree del suo territorio, in cui l’Italia potrà realizzare a sue spese e sotto la sua giurisdizione due strutture per la gestione dei migranti illegali», ha detto la premier. In dettaglio, «nel porto di Shengjin (nel nord dell’Albania, ndr) saranno svolte le procedure di sbarco e identificazione e realizzato un centro di accoglienza dove operare le prima attività di screening. In un’area più interna sarà edificata una seconda struttura modello Cpr per le procedure successive». Ossia il trattenimento in attesa dell’esame delle domande d’asilo, e l’avvio dei rimpatri in caso di diniego. Un accordo inedito, come ha voluto sottolineare la stessa premier, parlando di «soluzione innovativa che dimostra che dall’amicizia possono nascere idee nuove». Di più, «un esempio e modello da seguire per altri accordi di questo tipo» in ambito Ue. Ma il piano, che ricorda per certi versi quello messo a punto dal governo britannico in partenariato con il lontano Rwanda, promette di far discutere e molto nei prossimi giorni. E non solo in Italia.

Chi, come e quando

Ma chi verrà “ospitato” esattamente nei centri italiani in Albania? Migranti diretti verso le coste italiane salvati in mare dalla Guardia Costiera (e non da navi delle Ong), secondo quanto filtra da Palazzo Chigi. Ad esplicita esclusione però di minori, donne in gravidanza ed altri soggetti vulnerabili, ha precisato Meloni stessa. Che ha anche dato i numeri (reali) della capienza prevista dei due futuri centri. «Potranno accogliere inizialmente fino a 3mila persone, le quali vi rimarranno per il tempo necessario a che siano espletate rapidamente le procedure per il trattamento delle domande d’asilo e per l’eventuale rimpatrio». Ma la cifra indicata va considerata per la capienza “contestuale” dei centri, ha spiegato la premier. A pieno regime, considerata la rapida rotazione che il governo si aspetta di assicurare, insomma, l’obiettivo è che quel 3mila sia il numero di persone trattenute ogni mese, e dunque che ogni anno transitino dalle strutture albanesi fino a 36mila migranti. Con le firme apposte oggi al protocollo, si disegna «la cornice politica e giuridica» dell’intesa, ma nelle prossime settimane dovrà seguire l’adozione dei provvedimenti normativi necessari e le attività di predisposizione dei due centri. Insomma, il governo prevede che – se non ci saranno ostacoli sulla strada – le due strutture “pilota” siano operative entro la primavera 2024. In tempo, di fatto, per la prossima stagione estiva, quando tradizionalmente, con il clima mite, gli sbarchi tornano a impennarsi.

La promessa dell’ingresso dell’Albania nel’Ue

In cambio della disponibilità dell’Albania a cedere di fatto due enclave sul suo territorio all’Italia, per scopi di gestione dei flussi migratori, l’Italia si è impegnata a sostenere con forza se possibile accresciuta il pressing albanese perché l’Ue sblocchi la sua candidatura all’ingresso formale nel blocco europeo. «Oggi l’Albania si conferma nazione amica non solo dell’Italia, ma anche dell’Ue. È un Paese candidato all’ingresso, ma si comporta come se fosse già un membro Ue. Anche per questo sono fiera che l’Italia sostenga da sempre l’ingresso dell’Albania e degli altri Paesi dei Balcani occidentali nell’Ue», ha ribadito Meloni, che ha detto di preferire parlare di «riunificazione», piuttosto che di allargamento dell’Unione. «Se l’Italia chiama l’Albania c’è», le ha fatto eco Edi Rama in conferenza stampa, precisando che «non sta a noi giudicare il merito politico di decisioni prese in questo luogo e altre istituzioni, a noi sta rispondere “presente” quando si tratta di dare una mano. Questa volta significa aiutare a gestire con un pizzico di respiro in più una situazione e difficile per l’Italia». Quanto al futuribile ingresso del suo Paese nel blocco europeo, ha detto Rana, «l’Albania non fa parte dell’Unione ma è uno Stato europeo, ci manca la U davanti ma ciò non ci impedisce di essere e vedere il mondo come europei».

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