Il piano degli Usa per il dopoguerra a Gaza: «Ricostruzione, governo all’Anp, poi rilancio del piano due popoli due Stati»
La guerra a Gaza è ancora in pieno svolgimento, anzi deve presumibilmente ancora toccare il suo culmine, con la prevista «battaglia finale» dentro Gaza City tra le forze israeliane e i miliziani di Hamas. Ma attorno ai tavoli della diplomazia si discute già animatamente del dopo, e non è più un mistero. Da giorni si susseguono voci, suggestioni, indiscrezioni lasciate filtrare da diversi governi occidentali, compreso quello italiano, oltre che quello di Israele stesso. Forse anche per testare la loro praticabilità presso le opinioni pubbliche coinvolte. Oggi, a conclusione del G7 dei ministri degli Esteri a Tokyo, il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha sviluppato nella maniera sin qui più elaborata la visione della Casa Bianca per il dopoguerra. «Gaza non può continuare ad essere governata da Hamas, perché ciò inviterebbe semplicemente la ripetizione del 7 ottobre», ha premesso Blinken. D’altra parte, come già messo in chiaro dagli Usa ieri, «non potrà neppure essere Israele ad occupare Gaza. Certo, ci potrà essere una sorta di periodo di transizione alla fine del conflitto» nella quale le forze dell’Idf – una volta sradicata secondo gli obiettivi Hamas – manterranno un provvisorio controllo sino al momento del ritiro. Ma, ha ribadito Blinken, «non vediamo una rioccupazione della Striscia e da quanto ho sentito dai leader israeliani non ne hanno intenzione neppure loro». Una chiara risposta a quanto detto l’altro ieri dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, che all’Abc aveva annunciato la necessità per il suo Paese di «mantenere il controllo sulla sicurezza di Gaza per un tempo indefinito». E dunque, chi prenderà poi il controllo di Gaza? L’Autorità nazionale palestinese, alla guida, negli auspici di Blinken, di un territorio unificato che comprenda sia la Striscia che la Cisgiordania che già oggi controlla.
Il piano della Casa Bianca
«Dobbiamo lavorare sugli elementi affermativi per arrivare a una pace sostenibile», ha detto Blinken all’esito del G7, che ha rinnovato la richiesta a Israele di consentire «pause umanitarie» nella sua operazione militare in risposta agli attichi di Hamas. La futura soluzione, per l’Amministrazione Biden, dovrà mettere al centro «le voci e le aspirazioni del popolo palestinese», e al contempo consentire un «meccanismo sostenibile per la ricostruzione a Gaza e un percorso perché gli israeliani e i palestinesi possano vivere gli uni accanto agli altri nei rispettivi Stati, con eguali misure di sicurezza, libertà, opportunità e dignità». Alle parole di Blinken hanno fatto eco quelle del ministro degli Esteri britannico James Cleverly: «Nel breve termine sarà inevitabile che Israele, avendo truppe a Gaza, dovrà avere una qualche responsabilità di sicurezza. Ma non appena praticabile, l’esito più desiderabile a nostro modo di vedere dovrà essere che la gestione passi a una leadership palestinese amante della pace». A peace-loving Palestinian leadership, nell’originale. Prove di spruzzata di ottimismo su una situazione di guerra totale tra Israele e Hamas e di tensione alle stelle anche in Cisgiordania.