Draghi e quella scia di errori prima della guerra in Ucraina: «Ecco perché l’Ue non deve arretrare sui suoi valori»
«Non dobbiamo mai scendere a compromessi sui nostri valori fondamentali». A dirlo è Mario Draghi, durante un evento del Financial Times. Nel giorno in cui la Commissione europea raccomanda ai rappresentanti dei 27 Stati membri di aprire formalmente i negoziati di adesione con l’Ucraina e la Moldavia, l’ex premier ed ex presidente della Bce – che sembra non voler abbandonare del tutto la politica – spiega come «la guerra in Ucraina» sia stata «preceduta da una lunga serie di arretramenti» sui valori fondanti dell’Ue, quali pace democrazia, libertà, sovranità nazionale. Tra questi, ricorda Draghi, «l’ammissione della Russia al G8 nonostante il mancato riconoscimento della sovranità ucraina, la promessa mancata di un intervento in Siria nel caso in cui Assad avesse usato il gas come arma, la Crimea e il ritiro dall’Afghanistan». La lezione dunque che se ne può trarre è quella di non scendere mai a patti sui valori fondamentali. «Quello che non possiamo fare – continua – è starcene fermi, senza reagire. Abbiamo scoperto che ciò che per molti anni avevamo dato per scontato non lo era affatto, e dobbiamo combattere per difenderlo. Ma non ho dubbi sul successo finale», sottolinea Draghi, aggiungendo che «non c’è alternativa che vincere questa guerra».
«Serve più produttività in Ue, puntare su high tech»
Aumentare gli investimenti nella tecnologia, razionalizzare la spesa per la difesa e muoversi per forniture comuni di energia in modo da abbattere i prezzi. Passi da fare al fine di «aumentare la produttività» e affinché l’economia europea possa «ritrovare in fretta la competitività perdura negli ultimi 20 anni», sottolinea Draghi a un evento del Ft. «Abbiamo bisogno di una produttività molto più alta – continua -, anche per sostenere una società che invecchia: possiamo riuscirci solo attraverso investimenti ad alto valore aggiunto e ad alto tasso di tecnologia».
«Più integrazione per avere più voce»
Per Draghi inoltre «il modello geopolitico sul quale l’Europa si è retta dalla fine della seconda guerra mondiale – sostegno dagli Stati Uniti per la difesa, esportazioni dirette principalmente in Cina, approvvigionamenti di energia a poco prezzo dalla Russia – non esiste più. Per poter esprimere una visione politica unica e potente nel mondo di oggi, l’Europa ha bisogno di molta, molta più integrazione», conclude l’ex presidente della Bce ed ex premier italiano.
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