Il ministro Tajani: «L’Italia sta con Israele ma fermi le violenze dei coloni e difenda i civili a Gaza»
È necessario fronteggiare la crisi umanitaria di cui è vittima la popolazione civile a Gaza. Ma anche provare a organizzare il “dopo” Hamas. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani è oggi a Parigi per la conferenza umanitaria per la Striscia di Gaza. E in un’intervista al Corriere della Sera dice che l’Italia si presenta all’appuntamento «con una posizione di grande responsabilità. Con equilibrio e impegno totali. Non vogliamo precipitare più in fondo nella guerra». L’Italia, spiega Tajani a Paola Di Caro, si è confrontata con gli alleati internazionali: «Il nostro messaggio è chiaro. Condanniamo l’attacco terrorista del 7 ottobre, sosteniamo che Israele ha il diritto di difendersi, ma chiediamo di difendere i civili e di permettere pause umanitarie nei combattimenti per aiutare la popolazione di Gaza».
Le operazioni militari e la legge internazionale
«Chiediamo anche al governo di Israele di mettere un freno alle violenze di coloni estremisti nei territori palestinesi in Cisgiordania», aggiunge il responsabile della Farnesina. E ancora: «Vogliamo che questa guerra finisca al più presto. Ma vogliamo anche che Israele elimini i gruppi terroristi di Hamas. Se Israele dovrà continuare le operazioni militari dovrà farlo rispettando la legge internazionale, proteggendo le popolazioni civili e organizzando tregue che possano servire al rilascio degli ostaggi e alla protezione di cittadini di Gaza. Speriamo di interpretare le aspirazioni, le posizioni, persino le ansie di questi due popoli. Per questo, per quanto oggi appaia impossibile, vogliamo lavorare alla formula “due popoli due Stati”. Non abbiamo alternativa».
Il fronte interno
Riguardo i rigurgiti di antisemitismo, invece, Tajani spiega che è una maledizione di cui l’Italia e l’Europa non si sono ancora liberate: «Il governo ha rafforzato tutte le misure di protezione per i nostri connazionali di religione ebraica e nel documento finale del G7 abbiamo citato sia il rischio di nuovo antisemitismo che quello di islamofobia». Mentre sul fronte interno «io credo che siano possibili innanzitutto casi di radicalizzazioni individuali. La nostra risposta a derive di estremizzazione più ampia deve essere quella della sorveglianza attenta e serrata, ma anche del dialogo, dell’inclusione di tutte le anime della società italiana. Ma la lotta al terrorismo l’Italia l’ha sempre fatta e la farà sempre rispettando le leggi e mantenendo il sangue freddo».
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