Il Garante: «Le telecamere private non possono riprendere le aree pubbliche: è videosorveglianza»
Le telecamere private che si trovano davanti agli ingressi delle abitazioni non possono riprendere aree pubbliche e registrare i relativi audio. Perché altrimenti da uso domestico si passa a videosorveglianza. Il Garante della Privacy in una sentenza del 12 ottobre scorso ha dichiarato così l’illiceità del trattamento effettuato da una donna ai dispositivi di sua proprietà. Ne parla Italia Oggi, che spiega che così molte telecamere private rischiano di diventare fuorilegge. La signora se l’è cavata con un’ammonizione perché nel frattempo ha spostato il puntamento dei dispositivi. Ma l’istruttoria ha rilevato che «la ripresa delle aree ultronee, rispetto a quelle di pertinenza, è avvenuta in assenza di idonei presupposti di liceità, considerato che il titolare del trattamento non ha dimostrato la sussistenza di un legittimo interesse riferito a una situazione di rischio effettivo che avrebbe giustificato tale trattamento».
La storia
Secondo il Garante quindi se la telecamera installata all’ingresso o nei pressi dell’entrata di un’abitazione filma zone pubbliche e attraverso il microfono riesce persino a captare le conversazioni tra privati non è più possibile considerare domestico il suo utilizzo. Al contrario si passa a un regime di videosorveglianza. Che però è assoggettato al Regolamento Ue n. 2016/679. Il provvedimento lo ha firmato il presidente dell’Autorità Pasquale Stanzione. La telecamera della signora arrivava a riprendere un parco giochi e una piazza che si trovano davanti alla sua abitazione. Era posizionata direttamente sulla porta di ingresso della casa. E la donna l’aveva installata dopo aver subito minacce e alcuni danneggiamenti negli spazi di sua proprietà. «A riprova di ciò fornisco video/audio (all.n.10) salvato sul mio telefono e non più presente sull’applicazione, dove si evince come queste persone mi minaccino. Mi son tenuta questi video/audio perché è mia intenzione confrontarmi con il mio avvocato e sporgere una denuncia», ha spiegato la donna.
Il provvedimento
Mentre il Garante apriva il procedimento la donna «ha provveduto a sostituire la telecamera relativa all’impianto di videosorveglianza collocato nell’abitazione a XX, XX, con il modello a telecamera fissa puntato verso l’ingresso». Ma secondo il Garante «il titolare del trattamento non ha dimostrato la sussistenza di un legittimo interesse riferito a una situazione di rischio effettivo che avrebbe giustificato tale trattamento». E questo vale anche per le conversazioni registrate. Per questo il giudice ha dichiarato «ai sensi degli artt. 57, par. 1, lett. a) e 83 del Regolamento» l’illiceità del trattamento dei dati da parte della signora. E ha disposto per lei il provvedimento dell’ammonizione. Una decisione che però potrebbe riflettersi anche su tutti gli altri dispositivi privati con caratteristiche simili. Anche quelli dei condomini. Che ora dovranno verificare gli angoli delle riprese. Facendo attenzione a rimanere nei limiti dell’uso per fini personali.
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