Indi Gregory, appello rifiutato: rimane nel Regno Unito. Pillon: «Staccheranno la spina domani». Meloni invoca la Convenzione dell’Aja
I giudici inglesi hanno deciso: per ora Indi Gregory non può lasciare il Regno Unito. «Appello rifiutato, deadline a lunedì. Nel frattempo lavoriamo ad altri percorsi», ha scritto su X Simone Pillon, legale italiano della famiglia. Ma poche ore più tardi, mentre gli avvocati già stavano pensando alla nuova strategia, per percorrere altre strade e ottenere il via libera al trasferimento della bambina in Italia, Pillon ha scritto ancora: «Sembra che vogliano staccare tutto già domani portando la bambina all’Hospice. Io non ho parole. Se così fosse non ci sarebbe più tempo per nulla». Secondo l’ex senatore quindi non ci sarebbero i tempi per bloccare la decisione dei giudici, che con la sentenza di oggi hanno confermato l’estubazione di Gregory.
November 10, 2023
La convenzione dell’Aja
Uno dei percorsi immaginati era quello tracciato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ha scritto «urgentemente al Lord Cancelliere e Segretario di Stato per la Giustizia del Regno Unito, chiedendo ai due Paesi di collaborare ufficialmente per facilitare il trasferimento di Indi a Roma ai sensi della Convenzione dell’Aja». A parlarne è una nota del Christian Concern, organizzazione britannica che sta supportando i genitori della bambina. Secondo quanto si apprende, nella lettera la premier fa riferimento alla protezione dei minori, in particolare all’articolo 32 paragrafo 1 lettera b, che recita che «su richiesta motivata dell’Autorità centrale o di un’altra autorità competente di uno Stato contraente con il quale il minore abbia uno stretto legame, l’Autorità centrale dello Stato contraente in cui il minore ha la sua residenza abituale e in cui si trova» potrà «chiedere all’autorità competente del suo Stato di esaminare l’opportunità di adottare misure volte alla protezione della persona o dei beni del minore». Il protocollo dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma «prevede l’applicazione di uno stent all’efflusso del ventricolo destro per la gestione della condizione cardiologica e trattamenti sperimentali per l’aciduria idrossiglutarica D2,L2 (terapia con fenilbutirrato, terapia con citrato e dieta chetogenica)».
Le condizioni di Indi
La bambina inglese di appena otto mesi è affetta da una malattia gravissima e si discute da giorni di un possibile distacco dei macchinari che la tengono in vita. I genitori si sono opposti a questa ipotesi e spingono affinché la giurisdizione del caso passi a un giudice in Italia, dove l’associazione Pro Vita e Famiglia sta seguendo gli sviluppi del caso. Lo scorso 6 novembre, il governo ha conferito la cittadinanza italiana alla piccola Indi, con i genitori che speravano nel ricovero della neonata al Bambino Gesù di Roma. «Noi abbiamo dato la cittadinanza alla bambina. Adesso vediamo cosa decidono i giudici inglesi. Comunque siamo pronti ad accoglierla in Italia», aveva commentato il ministro alla Salute Orazio Schillaci poco prima della pronuncia dei giudici inglesi.
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