Trattativa Stato-mafia, la Cassazione sulle assoluzioni di Dell’Utri, Mori, Subranni e De Donno: «Indizi privi di certezza»
«La Corte di assise di appello ha invertito i poli del ragionamento indiziario perché l’esclusione di possibili ipotesi alternative non può supplire alla carenza di certezza dell’indizio e non ha osservato il canone dell’oltre ogni ragionevole dubbio quale metodo di accertamento del fatto». Sono queste le motivazioni della sentenza della Cassazione con la quale i giudici hanno confermato l’assoluzione per i tre ex ufficiali del Ros Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno, e per l’ex parlamentare Marcello Dell’Utri, nel processo sulla presunta trattativa Stato-Mafia. Pochi indizi, nessuna certezza, nel verdetto degli ermellini depositato oggi viene demolito l’impianto accusatorio e annullata quindi la sentenza di appello senza rinvio con la formula «per non avere commesso il fatto». La decisione era stata presa dai giudici ad aprile. I giudici, contestualmente, avevano anche accolto la richiesta della procura generale sull’assoluzione definitiva anche per l’ex parlamentare di Forza Italia Marcello Dell’Utri, dichiarato la prescrizione per il boss di Cosa Nostra, Leoluca Bagarella, condannato a 27 anni in Appello a Palermo, e il medico Antonino Cinà, considerato vicino a Totò Riina.
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