Parla il cecchino che ha addormentato il leone Kimba a Ladispoli: «Lo sparo più difficile della mia vita. Se fallivo rischiava l’abbattimento»
«Quando il leone mi ha visto, mi ha ruggito mi faccia. Quel ruggito mi ha fatto rizzare i capelli. Ho colpito il leone in movimento, mentre provava a fuggire. È stato lo sparo più difficile della mia vita. Anzi, il colpo della vita». A parlare è Raffaele Bisegna, il “cecchino” che ieri ha narcotizzato il leone scappato dal circo Rony Roller di Ladispoli. L’animale è stato catturato dopo diverse ore e continui appostamenti tra le vie della città, tra cittadini stupiti e spaventati. Bisegna, intervistato da Repubblica, racconta di esser stato contattato ieri dalla polizia intorno alle 18. L’uomo, manager nel settore sanitario, è esperto di caccia e sa usare la telenarcosi con fucile. Ha una socità, Bisegna Tecnofauna, che è sembrata utile alle autorità per la cattura dell’esemplare. «Quando siamo arrivati sul posto – spiega – ci siamo resi conto che la situazione era complessa. L’animale era a 50 metri dalle abitazioni e si stava ventilando l’ipotesi di sgomberare la popolazione. Kimba, che pesa 220 chili, è un leone giovane, ha solo 8 anni e potenzialmente è molto aggressivo. Era molto spaventato e la reazione di un leone spaventato è chiaramente imprevedibile».
Il primo colpo fallito, il tentativo di Bisegna e il ruggito: le fasi della cattura
Bisegna è intervenuto dopo un primo tentativo fallito di un poliziotto che ha sparato un primo colpo di narcotizzante. «L’animale – racconta – è stato colpito sulla zampa e questo ha aggravato la situazione. Il leone si è innervosito e si è infilato all’interno di un canneto adagiandosi poi nell’alveo di un fiumiciattolo». Per rintracciarlo di nuovo le squadre di soccorso hanno usato gli infrarossi. E con l’aiuto dell’elicottero si è riusciti a individuare la posizione esatta. Era a 80 metri, io mi sono avvicinato a 35 e ho sparato il colpo. Il leone quando mi ha visto ha ruggito e ha provato a scappare. L’ho colpito in movimento, sulla groppa. Un colpo che si fa solo in casi estremi, ma non avevamo altre chance. Nell’estrema ratio c’era l’ipotesi dell’abbattimento a fuoco. Abbiamo rischiato il tutto per tutto per evitare che questo accadesse. I nostri fucili hanno gittata massima di 30 metri. Io ho sparato a 35 metri, al di là delle potenzialità del mezzo. È stato il colpo della vita». Sulla vicenda la procura di Civitavecchia ha aperto un’inchiesta. Si sospetta un sabotaggio contro il circo, facendo scappare così l’animale.