La bambina palestinese che Merkel fece piangere nel 2015 pubblica una mappa del Medio Oriente senza Israele: polemica in Germania
Sono passati otto anni da quello che la Bild definì «il discorso più emotivo della cancelliera Angela Merkel». Durante una visita in una scuola tedesca, la leader della Cdu si prestò a rispondere alle domande di alcuni bambini. Tra loro c’era Reem, una ragazzina palestinese che, da un campo profughi in Libano, era riuscita ad arrivare in Germania nel 2011. In quattro anni, aveva imparato molto bene il tedesco ed espose alla cancelliera la situazione della famiglia: suo padre era rimasto senza lavoro perché stava attendendo la proroga del permesso di soggiorno. Merkel rispose: «Le procedure vanno cambiate, non si può aspettare così a lungo». Poi, però aggiunse una frase che fece scoppiare Reem in un pianto: «Non tutti potranno restare in Germania». Le lacrime erano irrefrenabili di fronte alla prospettiva di poter essere espulsa dal Paese, tant’è che Merkel si sentì in dovere di avvicinarsi alla bambina per consolarla: «Ah, komm schon!», ovvero «dai, forza». Il video di quell’incontro diventò virale non solo in Germania, ma in tutto il mondo. E Reem divenne un simbolo per i tedeschi che sostenevano le politiche di accoglienza.
«Dal fiume al mare»
Oggi, Reem ha 22 anni e ha ottenuto la cittadinanza tedesca. Negli scorsi giorni, è tornata al centro delle attenzioni mediatiche in Germania per un suo post pubblicato su Instagram. Accompagnato dagli hashtag #freepalestine #fromtherivertothesea, ha caricato una foto di una mappa del Medio Oriente dove è raffigurata la Palestina originaria, prima che fosse istituito lo Stato di Israele. La notizia, ripresa in Italia dal Corriere, è stata spinta dai giornali di destra, per poi arrivare sino a pagina 3 della Bild. «Non ci può essere ingenuità su quel che Reem ha postato, perché non c’è ambiguità in Germania su cosa vuol dire #fromtherivertothesea, cioè la negazione e la cancellazione dello Stato d’Israele», scrive Mara Gergolet, corrispondente da Berlino del giornale di via Solferino.