Roma, la protesta pro-Palestina si allarga ai licei. Occupate tre scuole in pochi giorni: «Stop al sostegno del governo a Israele» – Foto e video
Mentre si avvia verso la fine l’occupazione dell’università L’Orientale di Napoli, la scia di proteste a sostegno del popolo palestinese si allarga a macchia d’olio, proseguendo anche sul fronte delle scuole superiori. Dopo il liceo classico Pilo Albertelli di Roma, ieri sera è stato occupato anche il Visconti e questa mattina l’istituto artistico Enzo Rossi – sempre nella Capitale. «Abbiamo preso una decisione coraggiosa, una protesta forte per posizionarci politicamente rispetto a tutto ciò che sta accadendo dentro e fuori il nostro Paese», spiegano studenti e studentesse che hanno deciso di accogliere l’appello della facoltà di scienze politiche della Sapienza, occupata lo scorso 8 novembre. La protesta – fanno sapere i ragazzi – «è contro il sostegno del nostro governo e delle istituzioni universitarie ad Israele e contro l’occupazione del territorio palestinese che va avanti da più di 75 anni». Nei giorni scorsi è stato occupato anche il primo liceo a Napoli: il Gian Battista Vico.
La protesta contro le riforme del governo Meloni
«Contestiamo le politiche belliciste sconsiderate, su diktat della Nato, l’aumento delle spese militari, per fomentare i conflitti bellici nel mondo, come accade con l’indegna accettazione e legittimazione del genocidio in corso in Palestina in questi giorni». Così gli studenti dei licei occupati ribadiscono la loro linea sul conflitto in corso in Medio Oriente. Ma tra le motivazioni che spingono alla protesta ci sono anche le misure del governo Meloni sul fronte scuola. «Il nostro grido va contro un modello scolastico sbagliato, come è esplicito dal nuovo regolamento di scuola, che è in continuità con la circolare del ministro dell’Istruzione Valditara sulle sospensioni e il modello di scuola-azienda sposato sia dalla maggioranza che dal centrosinistra», denunciano dal Visconti. A unire gli studenti di tutta Italia sarà lo sciopero del 17 novembre in cui sindacati, giovani, e docenti scenderanno in piazza per chiedere una «nuova scuola pubblica».
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