La raffica di scioperi fino a Natale, dai trasporti ai medici: le date delle proteste
Continua il braccio di ferro tra governo e sindacati per lo sciopero generale del 17 novembre. Uil e Cgil continuano a non accogliere la richiesta, di cui si è fatto portavoce Matteo Salvini, di ridurre la durata della mobilitazione: «Scioperare per 4 ore è assolutamente legittimo, per 24 no», ha detto il vicepremier, ventilando l’ipotesi della precettazione. Anche la commissione di Garanzia nell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali ha invitato le sigle a escludere dallo stop «i settori dei trasporto aereo e dell’igiene ambientale» e a rimodulare l’orario dell’astensione «in base alle fasce orarie previste dai singoli settori, quello dei vigili del fuoco e del trasporto pubblico locale e ferroviario». I segretari Pierpaolo Bombardieri della Uil e Maurizio Landini della Cgil hanno attaccato, allora l’operato del Garante: «Sta forzando la mano». Quindi, in mancanza di un provvedimento dell’esecutivo, il 17 novembre l’Italia rischia di fermarsi. Ma quali sono le motivazioni di questa protesta e di quelle che, fino a Natale, attraverseranno il Paese?
17 novembre
Cgil e Uil, senza Cisl, hanno convocato i lavoratori dei settori trasporto, scuola e pubblico impiego per uno sciopero di 8 ore o pari all’intero turno. I due sindacati protestano contro la legge di Bilancio 2024, che dovrebbe arrivare in Aula al Senato tra il 4 e il 7 dicembre. Oltre a queste due categorie, il 17 novembre sciopereranno – sempre per 8 ore o per l’intero turno – tutti i lavoratori che operano nelle Regioni del Centro Italia.
20 novembre, 24 novembre, 27 novembre e 1° dicembre
Non solo la Manovra, ma anche l’autonomia differenziata e i tagli al Pnrr sono le cause della protesta che mobiliterà, lunedì 20 novembre, gli iscritti di Cgil e Uil nella Regione Sicilia. La manifestazione avrà, dunque, carattere regionale e prevede uno sciopero di svariate categorie: oltre al trasporto pubblico, dovrebbero scioperare i lavoratori di scuola e pubblico impiego. Venerdì 24 novembre, con le stesse modalità, lo stop riguarderà le Regioni del Nord, lunedì 27 novembre sarà la volta della Serdegna. Infine, venerdì 1° dicembre sarà la volta del Sud.
La Cisl si separa e convoca la sua piazza il 25 novembre
Non condividendo il percorso di Cgil e Uil, la Cisl ha deciso di indire la manifestazione della sua sigla nella giornata di sabato 25 novembre. «Il 25 novembre sarà una grande giornata di mobilitazione responsabile ed autonoma con cui incalzeremo Governo e Parlamento sui miglioramenti da apportare alla manovra, a cominciare dalle pensioni e sanità. Ma vogliamo indicare anche la via di un grande patto sociale tra governo, sindacati ed imprese», si legge nel comunicato sindacale. Insomma, toni più rispetto a quelli utilizzati dalle altre due sigle. «Per noi lo sciopero generale rimane lo strumento ultimo dell’azione sindacale, da attivare come extrema ratio, quando i dialogo è mortificato o si attaccano diritti».
I medici incrociano le braccia il 5 dicembre
Anaao Assomed e Cimo-Fesmed hanno proclamato un primo sciopero nazionale martedì 5 dicembre. I medici sono una delle categorie che più si è ritenuta insoddisfatta dalla legge di Bilancio 2024 che, tra le altre cose, prevede un peggioramento del loro trattamento previdenziale. Pierino Di Silverio, segretario di Anaao Assomed, e Guido Quici, presidente Cimo-Fesmed, hanno dichiarato: «Le misure contenute nella Manovra non sono in grado né di risollevare il Servizio sanitario nazionale dalla grave crisi in cui si trova, né di soddisfare le richieste della categoria che rappresentiamo. Ci saremmo aspettati uno sblocco, anche parziale, del tetto alla spesa per il personale sanitario e un piano straordinario di assunzioni, e invece nessuno ne fa nemmeno cenno».
Il 22 dicembre lo stop del comparto commercio
Infine, a tre giorni da Natale, dovrebbero fermarsi i 3 milioni di lavoratori dipendenti nelle imprese del terziario, della distribuzione, della distribuzione moderna organizzata e della distribuzione cooperativa. Venerdì 22 dicembre hanno indetto uno sciopero i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs: dopo un mese e mezzo, si riuniranno dunque le tre maggiori sigle sindacali. La protesta è tesa al rinnovo dei quattro contratti nazionali di settore, scaduti nel 2019. I sindacati rimproverano alle associazioni datoriali di settore Confcommercio, Confesercenti, Federdistribuzione, Ancc-Coop, Confcooperative-Consumo e Utenza e Agci-Agrital una certa indisponibilità a «riconoscere incrementi retributivi in linea con l’andamento inflazionistico».
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