Conflitto Israele-Hamas, Tajani: «Tre italiani hanno scelto di restare a Gaza». La condanna ai coloni: «Troppi estremismi, minacciano la pace»
Il focus della relazione di Antonio Tajani alle commissioni Esteri congiunte di Camera e Senato è incentrato sul conflitto in corso in Medio Oriente. Il vicepremier e ministro degli Esteri non ha parlato solo della Striscia di Gaza, ma anche della Cisgiordania, rimproverando a Israele le azioni violente messe in atto nella porzione più grande del territorio palestinese. E quindi, dopo la premessa che è diventato un mantra dal 7 ottobre, «condanniamo con la massima fermezza i barbari attacchi di Hamas e ribadiamo il sostegno di Israele a difendersi nel rispetto del diritto internazionale», Tajani ha rivolto delle accuse anche alla controparte israeliana. Nello specifico, dopo aver constatato che «l’intensificarsi delle operazioni antiterrorismo in Cisgiordania» sta causando un’escalation di tensione, Tajani ha condannato «gli episodi di violenza, purtroppo non isolati, da parte di estremisti israeliani nei confronti dei palestinesi». Azioni che «minacciano la sicurezza della Cisgiordania e la prospettiva di una convivenza pacifica».
Riguardo alla presenza degli italiani a Gaza, il capo della Farnesina ha comunicato che «solo tre cooperanti hanno scelto di rimanere nella Striscia, perché lavorano con la Croce rossa. Tutti gli altri connazionali sono stati evacuati». Tajani, ripetendo che «essenziale tracciare una linea netta di demarcazione tra Hamas e il popolo palestinese», ha fatto anche una breve cronistoria del conflitto: «Dopo una prima fase in cui la risposta di Israele si è limitata ad attacchi aerei su obiettivi di Hamas nella Striscia, dal 27 ottobre il conflitto è entrato in una nuova fase, che ha visto anche incursioni terrestri». Il ministro degli Esteri ha anche rimproverato le operazioni di gruppi legati all’Iran, che hanno lanciato attacchi verso postazioni statunitensi in Iraq e in Siria. «Ho chiesto all’Iran di abbassare i toni, di moderare l’azione dei suoi riferimenti nella regione, a cominciare da Hezbollah».
Il ministro degli Esteri ha poi sottolineato come sia importante aumentare il numero e dilatare la durata delle pause umanitarie, «per far arrivare più aiuti e far allontanare la popolazione dalle zone di combattimento». Adesso, lo sforzo dovrebbe essere teso a «evitare ulteriori sofferenze ai civili e scongiurare esodi di massa che contribuirebbero a destabilizzare ulteriormente la regione». Altresì, è indispensabile assicurarsi che «tutti gli aiuti che entrano nella Striscia di Gaza vadano ai civili bisognosi e non ne beneficino i terroristi di Hamas, nemmeno in forma indiretta». Se per le pause umanitarie Tajani ha richiesto più impegno da parte di Israele, è altrettanto imprescindibile che «Hamas e Hezbollah interrompano il lancio di razzi». Il vicepremier, avviandosi a conclusione, ha evidenziato che la soluzione dei due popoli, due Stati «resta l’unica prospettiva possibile».
Sul contributo italiano alla popolazione di Gaza, Tajani ha fatto un aggiornamento: «L’Italia ha inviato da Brindisi due C-130 dell’aeronautica militare con un carico di 16 tonnellate di beni umanitari della cooperazione italiana». E ancora, «in risposta ad una richiesta di Israele, il ministero della Difesa ha messo a disposizione una nave ospedale con capacità chirurgiche di emergenza. È la nave Vulcano, centro logistico sanitario all’avanguardia, in viaggio verso l’area. È previsto anche l’allestimento di un ospedale da campo per la cui installazione è necessario trovare l’accordo delle parti diverse. A Parigi ho ribadito anche la disponibilità ad accogliere in Italia i minori palestinesi che necessitano di cure mediche urgenti, questo in raccordo con gli Emirati Arabi Uniti. Stiamo valutando ulteriore forme di intervento e il finanziamento di nuove attività umanitarie».