Manovra 2024, i conti non tornano: «Mancano coperture per sanità e bonus nido». Giorgetti: «Paghiamo la stretta della Bce» – Il video
La manovra predisposta dal governo per il 2024, attualmente al vaglio del Parlamento, appare «improntata a un’ottica di breve periodo, con interventi temporanei e frammentati». È il giudizio ufficiale tutt’altro che lusinghiero dell’Ufficio parlamentare di bilancio, illustrato stamattina in audizione alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato dalla presidente dell’Ufficio, Lilia Cavallari. Che dipinge anche un quadro a tinte fosche per il prossimo anno: «Le previsioni macroeconomiche ufficiali, validate dall’Upb il mese scorso in occasione dell’audizione sulla Nadef, sono ancora accettabili per il 2023 mentre sono decisamente aumentati i rischi al ribasso per l’anno prossimo». Anche per questo «gli obiettivi di crescita del governo per il 2024 sono raggiungibili, ma solo sotto l’ipotesi che si rafforzi consistentemente la domanda estera e che avanzino speditamente i progetti del Pnrr».
Giorgetti punta il dito sulla Bce
«Se la stima preliminare relativa al terzo trimestre dovesse essere confermata, l’obiettivo di crescita per l’anno in corso contenuto nel Documento programmatico di Bilancio (0,8%) potrebbe essere soggetto ad una – sia pure contenuta – correzione al ribasso», ha confermato poco più tardi in audizione il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha detto invece che «allo stato, risulta trascurabile l’impatto sulla crescita del 2024». Al di là del frangente «estremamente complicato» sul piano geopolitico oltre che macroeconomico globale, la difficile congiuntura per le finanze pubbliche italiane si lega anche alle scelte di un attore molto preciso, ha poi ribadito Giorgetti: la Bce. «La spesa per interessi non è direttamente controllabile dal governo ma, anzi, risente delle decisioni assunte dalle banche centrali che, continuando a perseguire politiche fortemente restrittive, contribuiscono ad alimentare incertezza e determinare un incremento degli oneri a carico sia delle casse pubbliche sia dei cittadini», ha detto il ministro in audizione sulla manovra alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato.
I conti che non tornano su sanità e bonus nido
L’analisi dell’Ufficio parlamentare di bilancio è molto severa soprattuto sul nodo delle coperture delle spese del Servizio sanitario nazionale. Il suo finanziamento per il 2024 «potrebbe non coprire integralmente le spese, anche tenendo conto dei potenziali livelli di spesa farmaceutica, dell’applicazione dei nuovi Lea (con i connessi aumenti su tariffe di prestazioni specialistiche e assistenza protesica) e del contenzioso delle imprese sul pay-back», ha denunciato Cavallari in audizione. Nello specifico, ha detto la presidente, «ulteriori difficoltà, in tutto il periodo di programmazione, potrebbero sorgere in relazione alle carenze di personale e all’impatto della nuova pressione dei prezzi dei beni energetici sul settore sanitario». Ma problemi di copertura l’ente di monitoraggio finanziario parlamentare li ha ravvisati anche su un’altra delle misure chiave annunciate dal governo: l’azzeramento delle spese per le famiglie per l’iscrizione all’asilo nido del secondo figlio. Irrealistico, nell’analisi dell’Upb. «Pur considerando l’incremento del bonus, la stima della relazione tecnica appare eccessivamente prudenziale. Inoltre, appare poco verosimile che detto incremento, data la differenziazione delle tariffe a livello comunale, sia nel pubblico sia nel privato, consentirà di coprire integralmente le rette sostenute da tutte le famiglie interessate», ha detto Cavallari.
Il taglio del cuneo ai raggi X
Altra misura simbolo prevista dalla manovra è il taglio del cuneo fiscale. Che così com’è costruito «garantisce un importante supporto ai redditi da lavoro bassi e medi, in particolare il reddito degli operai incrementando la capacità redistributiva del complesso del prelievo contributivo e fiscale. La modalità per fasce fa però cessare ogni beneficio oltre la soglia di retribuzione lorda i 35.000 euro lordi, con una perdita di circa 1.100 euro con il superamento di tale soglia per un solo euro», ha detto Cavallari in audizione. «Nell’eventualità di ulteriori proroghe vi sarebbe un forte disincentivo al lavoro e si renderebbe più complesso il raggiungimento degli accordi di rinnovo contrattuale», ha puntualizzato. Il taglio del cuneo, che è «la misura più rilevante della manovra, pari a 10,7 mld, è finanziata temporaneamente in deficit: una eventuale ulteriore estensione richiederà l’individuazione di misure di copertura strutturali», ha detto Cavallari. «La revisione dell’Irpef riduce da 4 a 3 le aliquote e interviene sulle detrazioni, con un importo pari a circa 4,3 mld. Il beneficio è di 75 euro annui per i redditi da lavoro dipendente tra 8.000 e 15.000; a partire dai 15.000 fino a 28.000 il vantaggio aumenta progressivamente con il reddito fino a un massimo di 260 euro; oltre i 50.000 euro il beneficio può azzerarsi per effetto del taglio delle detrazioni per oneri e spese non sanitarie».
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