Il ministro Crosetto vuole creare una riserva di militari italiani: «Sarà attivabile in caso di necessità di guerra»
Il ministro della Difesa Guido Crosetto vuole creare una riserva di militari «attivabile in caso di necessità di guerra tipo quella in Ucraina». Mentre le forze armate italiane vanno rivoluzionate da cima a fondo: «Se non ci fosse stata la guerra in Ucraina non ci saremmo posti il problema. Oggi bisogna tornare a prepararsi per il peggiore scenario possibile…». Aumentando i fondi per la Difesa. Visto che il 2% del Pil fissato dalla Nato «è soltanto il punto di partenza e invece pure in futuro sarà difficile raggiungerlo». Repubblica torna oggi sulle parole dell’esponente del governo in Commissione Esteri e Difesa la settimana scorsa. Il quale dice che l’esercito italiano «ha gravi carenze accumulate negli scorsi anni».
La Nato e la spesa per le armi
«Le disposizioni Nato ci chiedono di schierare tre brigate ma non abbiamo i mezzi corazzati. In assenza di finanziamenti li abbiamo cannibalizzati, abbiamo tolto i pezzi da centinaia di veicoli e pure dagli aerei per far funzionare gli altri», ha spiegato il ministro. Secondo il quale nei piani di spesa le voci peggiori sono l’addestramento dei militari e la manutenzione, «che nel 2024 saranno pure limati dalla spending review». Sui tank è stato lanciato il programma di aggiornamento degli Ariete e l’acquisto dei Leopard 2. «Il cambio di paradigma imposto dall’invasione russa ha colto tutti di sorpresa: la parte militare, industriale e tecnologica. Lo vediamo nella difficoltà delle fabbriche europee a soddisfare le richieste di Kiev». Nel frattempo è stato deciso l’aumento di 10 mila tra uomini e donne. Ma c’è un problema generazionale.
L’invecchiamento progressivo
Perché solo un terzo dei militari italiani oggi ha meno di trenta anni. Mentre i piani per lo svecchiamento non decollano. E il trattamento previdenziale penalizza chi ha gli incarichi più difficili. Ma mancano i fondi. Tanto che «il 2 per cento non può diventare elemento di discussione politica: è un impegno assunto con la Nato da tutti i governi precedenti. Sono sincero e non credo si possa raggiungere neppure nel 2028. Il ragionamento che l’Italia può fare in Europa è dire: questo è un obiettivo internazionale condiviso e quindi gli investimenti non possono essere in contrasto con altre esigenze come sanità, istruzione o welfare. Per questo credo si possa chiedere di sottrarli dal patto di stabilità».
I riservisti
Infine, i riservisti. Crosetto ha citato il modello di Israele, che ha richiamato 350 mila soldati dopo il 7 ottobre. E quello della Svizzera, che riesce a mobilitare il doppio dei militari italiani. Oggi, sostiene il ministro, «la riserva più facile da attivare è quella delle forze di polizia, uomini e donne che sono già formati ad attività di sicurezza. Ha senso? Non lo so. Ma una riserva andrebbe pensata. Ed è una sfida più parlamentare che di ministero». Anche perché «tutta la Difesa è da ridefinire e costruire senza un colore politico, con una riforma da lasciare ai governi futuri».
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