Giulia Cecchettin e Filippo Turetta, l’ultimo itinerario della Punto. La famiglia: «Niente esclude che siano vivi»
È un percorso lungo e tortuoso quello che gli inquirenti hanno potuto ricostruire finora dell’auto di Filippo Turetta, dallo scorso sabato sera scomparso con la sua ex fidanzata Giulia Cecchettin. Solo dopo che oggi 16 novembre sono stati riattivati i rilevatori del Piancavallo, in provincia di Pordenone, dopo un periodo di manutenzione, gli inquirenti hanno potuto avere il quadro completo del tragitto percorso dalla Punto nera del ragazzo. I dati rimasti in memoria risalgono alla notte tra sabato e domenica scorsi, dopo che la coppia avrebbe cenato in un fast food. Come raccontato da un testimone, i due sono stati sentiti litigare sotto casa della ragazza, della quale da quel momento si sono perse le tracce.
Gli spostamenti fino a mercoledì
Stando alla ricostruzione dell’itinerario, la Fiat Punto nera di Turetta è entrata in territorio friulano a Canova, al confine con il Veneto. I dispositivi di lettura delle targhe hanno rilevato l’auto pochi minuti dopo a Polcenigo. Come è emerso nelle ultime ore, l’auto è andata avanti fino ad Aviano. Da lì è risalita a quota mille metri verso la stazione turistica del Piancavallo. A quel punto Turetta ha imboccato una strada secondaria, poco frequentata soprattutto da chi non è della zona, seguendo la strada attraverso Montereale Valcellina. Così come spesso indicano i navigatori satellitari, l’auto è poi discesa a Barcis, sull’arteria lungolago. Ha poi attraversato l’intera Valcellina, attraverso Claut e Cimolais. L’ultimo avvistamento domenica mattina della targa della Punto era stato all’uscita delle gallerie del Vajont, tra Erto, Casso e Longarone, in provincia di Belluno. Si tratta di una zona particolarmente impervia. È lì che si trovano diversi dirupi particolarmente ripidi e profondi. Come riporta la Tribuna di Treviso, l’auto si sarebbe diretta a Cortina e poi ospitata a Ospitale di Cadore. Un’altra segnalazione ci sarebbe stata in Alto Adige, vicino a San Candido, ieri mattina mercoledì 16.
I punti da chiarire
Tra i punti ancora da chiarire c’è la scelta dell’itinerario così tortuoso fatta da Turetta, che per tornare nel Bellunese avrebbe potuto usare l’autostrada, impiegando meno tempo rispetto a quello richiesto dopo la svolta fatta a Canova. Negli ultimi tre giorni l’auto avrebbe quindi girovagato tra Veneto, Alto Adige, passando vicino a passaggi che avrebbero potuto portarlo anche in Austria, come avevano segnalato fonti investigative all’agenzia LaPresse. Per tutto il giorno un elicottero partito da Mestre ha sorvolato il lago di Barcis e poi la Valcellina fino a Longarone. Perlustrate anche le zona della Val Zoldana fino a Cortina, senza esito. Così come senza riscontri sono state le ricerche sulle Dolomiti di Sesto, dove Turetta sarebbe stato solito andare per le sue escursioni.
La speranza della famiglia
L’ipotesi che i due ragazzi siano ancora vivi non è al momento esclusa. Così come non la esclude la famiglia di Cecchettin, che attraverso l’avvocato Stefano Tigani ribadisce: «Non abbiamo a oggi dati certi, nemmeno per affermare che Giulia, in ipotesi, sia trattenuta dall’ex fidanzato contro la sua volontà. Ma non vi è neppure alcun elemento contrario per dire che i ragazzi non siano vivi». Al momento per la famiglia l’ultimo avvistamento certo è quello di domenica mattina, quando alle 9 l’auto di Turetta era stata avvistata sulla 51 di Alemagna che da Cortina porta Dobbiaco: «Noi vogliamo solo che tornino. Certo – conclude – essendo passati ormai cinque giorni di ricerche ininterrotte, senza nessun risparmio di forze, vorremmo, auspichiamo, che arrivino finalmente risultati concreti».
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