«Liberateli ora». La marcia dei 30mila a Gerusalemme per gli ostaggi a Gaza: ma Netanyahu rifiuta di incontrarli – I video
È arrivato nel pomeriggio di oggi a Gerusalemme il corteo partito martedì scorso da Tel Aviv per scuotere il governo e il Paese e chiedere la liberazione degli ostaggi detenuti a Gaza dal 7 ottobre. «Liberateli adesso», è l’urlo alzatosi dalle decine di migliaia di persone arrivate, dopo 63 chilometri di marcia, sotto gli uffici del premier israeliano Benjamin Netanyahu. Sarebbero circa 30mila i partecipanti confluiti, secondo il canale israeliano Channel 12. «Non abbiamo il privilegio di poter aspettare ancora che i nostri cari vengano liberati per buon cuore e buona volontà, perché questa cosa non avverrà mai», ha detto nel suo intervento in piazza uno dei famigliari degli ostaggi, Yuval Haran, che dal 7 ottobre attende notizie dalla Striscia di sette membri della sua famiglia. Al momento di entrare a Gerusalemme i manifestanti sono stati accolti dai residenti con palloncini gialli con sopra scritto #Bringthemhomenow, lo slogan del Forum delle famiglie di ostaggi e dispersi che da settimane si batte per il loro rilascio. I partecipanti hanno quindi intonato l’inno nazionale israeliano, issato bandiere e le foto degli ostaggi. Anche il leader dell’opposizione Yair Lapid si è unito alla marcia in quest’ultimo tratto. Netanyahu, ha fatto sapere il Forum, per l’ennesima volta non ha invece dato riscontro alla richiesta di incontro dei famigliari dei rapiti. A incontrarli questa sera a Tel Aviv saranno invece i due principali esponenti dell’opposizione entrati nel gabinetto di guerra ristretto all’indomani della strage jihadista, Benny Gantz e Gadi Eisenkot. La folla tornerà a radunarsi poi nella piazza di Tel Aviv antistante il Museo d’Arte, rinominata in queste settimane “piazza degli ostaggi”, alle 20 ora locale.
November 18, 2023
Trattative al palo
Negli ultimi giorni si erano diffuse a più riprese indiscrezioni sui media internazionali di un accordo imminente tra Israele e Hamas, negoziato da Egitto e Qatar col sostegno Usa, per liberare per lo meno una parte degli ostaggi – donne e bambini in particolare – in cambio della liberazione di un certo numero di detenuti palestinesi nelle carceri israeliane e di una tregua nei combattimenti di alcuni giorni. Ma Israele non ha mai confermato tali voci, trapelate proprio nei giorni in cui le truppe dell’Idf entravano a Gaza e cingevano d’assedio l’ospedale Al Shifa, considerato punto nevralgico di comando delle operazioni di Hamas nella Striscia.
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