Salario minimo, verso lo scontro in commissione: il centrosinistra prepara l’ostruzionismo per bloccare la delega al governo
È la stessa identica strategia che la maggioranza, lo scorso luglio, ha adottato sul tema del voto ai fuorisede: prendere una proposta di legge delle opposizioni ed emendarla, nella commissione competente, affinché diventi una delega al governo. Così, l’esecutivo ottiene diversi mesi di tempo per adottare uno o più decreti legislativi sul tema. A subire lo stesso trattamento, domani 21 novembre, potrebbe essere la proposta di legge presentata dal centrosinistra sul salario minimo. Un emendamento firmato dai capigruppo del centrodestra, che dovrebbe ottenere la maggioranza in commissione Lavoro alla Camera, esorta il governo «a intervenire in materia di retribuzione dei lavoratori e contrattazione collettiva», entro 6 mesi, con uno o più decreti legislativi. Un tentativo per sfilare dalle mani delle opposizioni la possibilità di esercitare l’attività legislativa sul salario minimo, con conseguente sterilizzazione del dibattito in Aula, a Montecitorio.
Non sarà un passaggio oliato, quello della maggioranza. Il Partito democratico e il Movimento 5 stelle avevano già denunciato pubblicamente «il colpo di mano» e «l’umiliazione del Parlamento». Domani, alle 14.30, prima del voto in commissione, si preannunciano una raffica di interventi e altre tattiche di ostruzionismo. Misure necesserie, secondo il centrosinistra, visto che la maggioranza punta ad affidare una delega al governo nello stesso ambito di un’iniziativa legislativa che rientra tra le quote parlamentari lasciate per prassi alle opposizioni. Nell’emendamento con cui il centrodestra consegna al governo la delega sul salario minimo «c’è scritto nero su bianco che faranno le gabbie salariali per la contrattazione di secondo livello. Domani li bloccheremo in commissione per impedirglielo», dichiara il capogruppo del Pd in commissione Lavoro, Arturo Scotto. Sulla proposta del centrosinistra, già a inizio agosto, la maggioranza era riuscita a raffreddare il dibattito, ottenendo una sospensiva in attesa di un parere del Cnel.
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