La confessione di Filippo Turetta ai magistrati tedeschi: «Volevo farla finita, non ho trovato il coraggio»
Sette giorni da fuggitivo a bordo della sua Grande Punto tra l’Italia, l’Austria e la Germania, lontano dal lago di Barcis dove aveva nascosto il corpo di Giulia Cecchettin e mentre le speranze dei familiari e degli investigatori di trovare in vita la giovane diminuivano con il passare dei giorni. Sette giorni in cui dalla ricerca di due scomparsi si è passati a quella per un uomo in fuga, indagato per omicidio. L’inseguimento si è concluso domenica 19 novembre, quando la polizia tedesca lo ha individuato nella corsia di emergenza a luci spente e senza quattro frecce. Così è stato fermato Filippo Turetta, che ha confessato l’omicidio della 22enne studentessa di Vigonovo Giulia Cecchettin. Dopo l’accettazione dell’estradizione e il nullaosta del tribunale di Naumburg, si attende solo la consegna alle autorità italiane. Ma in queste ore emergono anche i dettagli della sua confessione alla polizia tedesca, dopo l’arresto e la custodia nel carcere di Halle. «Ho ammazzato la mia fidanzata», ha ammesso nell’interrogatorio, come si legge nel verbale, «ho vagato questi sette giorni perché cercavo di farla finita, ho pensato più volte di andarmi a schiantare contro un ostacolo e più volte mi sono buttato un coltello contro la gola ma non ho avuto il coraggio di farla finita». Nei prossimi giorni arriverà quindi il trasferimento in Italia, ma intanto il suo avvocato Emanuele Compagno ha già anticipato che potrebbe richiedere una perizia psichiatrica sul giovane: «È molto presto per pensarci, però è ovvio che se ce ne sarà bisogno lo faremo, può essere utile per verificare cosa sia successo. Nessuno finora aveva avuto alcun sospetto su Filippo».
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