Comunità energetiche, l’Ue sblocca 5,7 miliardi. Incentivi a cittadini e imprese per produrre e consumare insieme rinnovabili: ecco il piano
L’Unione europea ha dato questa mattina il via libera al piano di aiuti pubblici programmato dall’Italia per sostenere con 5,7 miliardi di euro l’autoproduzione e il consumo di energie rinnovabili. Si tratta di fatto del tentativo di lancio su ampia scala nel nostro Paese del sistema delle comunità energetiche rinnovabili, tramite l’utilizzo di fondi provenienti in parte anche dal Pnrr. «Siamo di fronte a una svolta, a una nuova fase storica nel rapporto tra cittadini ed energia», ha commentato entusiasta il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, secondo il quale «ora le comunità energetiche rinnovabili potranno diventare una realtà diffusa nel Paese, sviluppando le fonti rinnovabili e rendendo finalmente il territorio protagonista del futuro energetico nazionale». Con l’introduzione di questo modello, ha detto ancora Pichetto, «ciascun cittadino potrà contribuire alla produzione di energia rinnovabile, e avere i benefici economici derivanti dall’autoconsumo».
Cosa sono le comunità energetiche
Ma che cosa si intende estraente per «comunità energetica rinnovabile» (CER)? Il concetto è assai semplice, anche se distante dall’esperienza quotidiana della maggior parte dei cittadini: un insieme di persone che decidono di produrre, consumare e condividere energia elettrica proveniente da impianti di fonti rinnovabili e a basso costo. Un modello considerato virtuoso, perché, se implementato correttamente, da un lato fa bene all’ambiente, dall’altro consente significativi risparmi economici. Ad oggi si stima siano circa un centinaio i Comuni italiani che ospitano una CER, ma se il piano del governo avrà successo nel giro di pochi anni esse potrebbero espandersi a macchia d’olio. Mentre su scala europea, secondo un report di Enea, entro il 2050 saranno almeno 260 milioni gli europei che faranno parte di una comunità energetica. permette di risparmiare soldi in bolletta. La comunità energetica più grande attiva oggi in Italia è quella di Basiglio, alle porte di Milano, che Open ha raccontato nei mesi scorsi in un reportage.
Chi può fare richiesta e come funziona il sostegno pubblico
Il decreto italiano «sbloccato» oggi dall’Ue è incentrato su due misure, come riassume l’Ansa: una tariffa incentivante sull’energia rinnovabile prodotta e condivisa e un contributo a fondo perduto. A beneficiare del provvedimento potranno essere gruppi di cittadini, condomìni, piccole e medie imprese, ma anche enti locali, cooperative, associazioni ed enti religiosi. Il primo passaggio da effettuare per realizzare una Cer, ricorda il Mise, dopo l’individuazione dell’area interessata alla costruzione dell’impianto e della cabina primaria, è l’atto costitutivo del sodalizio, che dovrà avere come oggetto sociale prevalente i benefici ambientali, economici e sociali. Terminate queste pratiche, si potrà richiedere il beneficio economico statale, che può applicarsi a tutte le tecnologie rinnovabili – dal fotovoltaico all’eolico, dall’idroelettrico alle biomasse. La potenza dei singoli impianti non potrà superare il Megawatt. Per le Comunità realizzate nei Comuni sotto i 5.000 abitanti, è inoltre previsto un contributo a fondo perduto fino al 40% dei costi ammissibili in relazione all’investimento effettuato per realizzare un nuovo impianto o per potenziarne uno esistente. Contributo a fondo perduto che potrà essere cumulato con la tariffa incentivante entro limiti definiti. Il piano è finanziato con 2,2 miliardi dal Pnrr, con l’obiettivo di realizzare una potenza complessiva di almeno 2 Gigawatt, e sino a 5, di qui al 2027. A gestire le richieste di sostegno per conto del ministero sarà il GSE, che valuterà i requisiti di accesso ai benefici ed erogherà quindi ove siano soddisfatti i criteri gli incentivi.