Giuseppe Cruciani e l’omicidio di Giulia Cecchettin: «Sono un uomo ma non mi scuso»
Il conduttore de La Zanzara su Radio24 Giuseppe Cruciani non ritiene di doversi scusare come uomo per l’omicidio di Giulia Cecchettin. «Io non mi sento colpevole», dice oggi in un’intervista a Libero. Nel colloquio con Hoara Borselli Cruciani dice che «è incredibilmente iniziato il processo al maschio omicida, stupratore, violento. Che racchiude tutti i mali della società». Ma lui non ci sta: «È una gigantesca bufala e un’offesa alla vittima. Perché in questo modo si sposta l’attenzione dall’unico colpevole, che è Filippo Turetta». La si sposta «verso un genere reo di non essere stato rieducato». Una sorta di «depotenziamento della responsabilità del singolo, figlio della “cultura patriarcale”. Ma quale? Finiamola di dire cazzate».
Le attenuanti all’imputato
Secondo Cruciani così si finisce per concedere «attenuanti all’imputato». Il conduttore rievoca la storia del cittadino bengalese accusato di aver picchiato la moglie. Finito con un’assoluzione perché «il fatto non sussiste». «In alcuni tribunali la discriminante culturale è stata fatta valere», sostiene. In realtà la procura di Brescia aveva preso le distanze dal pm Antonio Bassolino, che aveva parlato di “impianto culturale” del paese d’origine per i maltrattamenti. E l’assoluzione è arrivata perché secondo il giudice mancava l’abitualità della condotta, necessaria per contestare un reato di questo tipo. Poi Cruciani dice che il fenomeno culturale «esiste ma in quei paesi islamici, africani, dove l’uomo esercita nei confronti della donna una superiorità evidente e i cui gesti e le violenze vengono giustificati dalla religione. Ma non è il caso di paesi occidentali come il nostro».
«Non siamo indietro, siamo avanti»
Perché dobbiamo sentirci vittime come società di essere indietro, sostiene Cruciani, se non lo siamo? «La donna è iper protetta. Io avrei scritto “Giulia ti chiedo scusa se questo signore uscirà dal carcere dopo 20 anni”». Perché «noi dobbiamo assicurare agli assassini un carcere a vita a mio parere. Senza permessi premi o uscite perché grassi e fumatori dopo aver ammazzato con 35 coltellate una ragazza». Le parole di Elena Cecchettin sulla “violenza di Stato” «le ho trovate assurde. Nel rispetto della tragedia le reputo parole senza senso. Che derivano da un mondo immaginario che non esiste. Non ho insultato lei. La sua polemica con Salvini per un post l’ho trovata una cosa senza alcun senso logico. Alla sua frase che tutti gli uomini devono sentirsi colpevoli per la tragedia della sorella, ho risposto così: “Io non mi sento colpevole”».
La gelosia, il patriarcato, la monogamia ossessiva
Infine, c’è la sua proposta: «Io da sempre punto su un’altra cosa; quando si tratta di relazioni fra coppie, affrontare la questione del possesso e della gelosia. Su questo ognuno di noi in piccolo qualcosa può fare anche se non penso risolva. Ogni caso è diverso, ma possesso e gelosia sono alla base di molti gesti inconsulti. Pensare che il corpo della propria donna, o uomo, sia anche nostro. Tutto questo in menti disturbate e anche non disturbate può portare alla violenza se perdiamo il compagno. Dicono che è colpa del patriarcato per non dire che è colpa della monogamia ossessiva».
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