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Omicidio Cerciello Rega, le motivazioni della Cassazione: «Elder non capiva l’italiano. Troppe lacune e contraddizioni»

23 Novembre 2023 - 15:15 Redazione
omicidio mario cerciello rega lee elder finnegan gabriel natale hjorth
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I giudici avevano annullato le condanne in appello nei confronti dei due imputati per l’omicidio del carabiniere avvenuto a Roma nel luglio 2019

La Corte di Cassazione ha reso note le motivazioni con cui i giudici hanno annullato – il 15 marzo scorso – le condanne nei confronti di Lee Elder Finnegan e Gabriel Natale Hjorth (rispettivamente a 24 e 22 anni) accusati per l’omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega, avvenuto a Roma nel luglio del 2019. Nel caso di Elder la Corte Suprema ha messo in dubbio la sua capacità, non parlando italiano, di comprendere la parola “carabinieri” pronunciata da Cerciello Rega e dal suo collega Varriale – entrambi in borghese – per identificarsi. «Nella sentenza impugnata è fondato il vizio laddove i giudici di secondo grado hanno ritenuto dimostrata, al di là di ogni ragionevole dubbio, la circostanza dell’avere l’imputato pacificamente a digiuno della lingua italiana, compreso di essersi venuto a trovare, in quei drammatici frangenti, di fronte a due Carabinieri», si legge nelle motivazioni della Corte. In riferimento, quindi, all’accusa di resistenza a pubblico ufficiale è infatti necessario che l’autore del fatto sia consapevole che il soggetto contro il quale è diretta la violenza o la minaccia rivesta la qualità di pubblico ufficiale e stia svolgendo un’attività del proprio ufficio. Mentre l’annullamento con rinvio per Hjorth riguarda l’accusa di concorso in omicidio.

La parola “Carabinieri” per Elder

I giudici di Cassazione affermano che la corte di Corte di Assise di Appello della Capitale «ha basato il suo convincimento sull’elemento che la parola “carabinieri” è ampiamente conosciuta anche all’estero». Un assunto che per la Suprema Corte finisce con «il proporre una mera ipotesi congetturale, oltretutto inficiata da un generico ed incompleto riferimento all’estero, che neppure individua i Paesi presso i quali il vocabolo sarebbe, in tesi, conosciuto». Secondo i giudici è «evidente, che se la parola “Carabiniere/i” fosse conosciuta, ad esempio, in Spagna e in America latina, si tratterebbe, pur sempre, di un “estero” che non comprende gli Stati Uniti d’America dove vive l’imputato». Per questo «non può all’evidenza fondarsi il convincimento circa la esatta percezione e comprensione della qualifica in discussione da parte dell’imputato Elder, del quale la stessa Corte di merito ha messo in rilievo, a più riprese, l’ignoranza della lingua italiana».

Il concorso volontario per Hjorth

L’altro aspetto che emerge dalla motivazione della Corte riguarda il concorso «consapevole e volontario» di Gabriele Natale Hjorth nell’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri. Secondo i giudici ci sono «molteplici e gravi lacune e palesi incongruenze e contraddizioni nel corpo motivazionale». Per questo motivo, la Cassazione «impone l’annullamento della sentenza impugnata, con rinvio per nuovo giudizio». In sostanza, «l’intenzione di “portare avanti la colluttazione” per impedire a Varriale (il collega in servizio con Cerciello quella notte, ndr) di accorrere in aiuto del collega, attribuita dalla Corte di Assise di appello a Natale Hjorth nella sua valenza di elemento comprovante il concorso in omicidio, avrebbe dovuto essere, all’evidenza, messa a confronto con la testimonianza di Varriale, dalla quale parrebbe emergere una volontà diametralmente opposta dell’imputato, ossia quella di sottrarsi al controllo e fuggire, in coincidenza, tra l’altro, con la versione fornita dall’imputato medesimo», concludono i giudici.

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