Il ministro Lollobrigida si difende ancora sul treno-gate: «Non è vero che Giorgia è arrabbiata con me. Sono nel mirino»
«Il treno era in grave ritardo e mi aspettavano, sotto la pioggia, a Caivano, per una cerimonia importante. Avessi fatto ritardo io, avrebbe fatto ritardo lo Stato». Francesco Lollobrigida, ministro per l’Agricoltura e sovranità alimentare si difende, ancora, davanti alle domande di Fabrizio Roncone del Corriere della Sera. «Io mi dimetterò quando il mondo dell’agricoltura dirà di essere insoddisfatto del mio lavoro. Per ora, invece, sono tutti entusiasti». Anzi: «Solo una battuta di Romeo. Che, però, mi ha già cercato due volte al telefono… Appena trovo un minuto, lo richiamo». E sul silenzio di Salvini: «È il ministro dei Trasporti. Quando, e se lo riterrà opportuno, credo esprimerà il suo giudizio nelle sedi opportune». Roncone afferma che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è arrabbiata. Lollobrigida replica: «No, assolutamente». «La presidente – aggiunge – sa che certe notizie vengono esasperate non per colpire me, ma lei, a Palazzo Chigi». «È un anno che mi tengono nel mirino. Ho cominciato con l’apprendere di essere padre a mia insaputa, hanno aggredito una collega che era rimasta incinta e che ha dovuto dimostrare chi fosse il vero padre con un esame del Dna…», aggiunge. L’ha letto il risultato? «Non ho mai voluto leggerlo… poi, scusi: la polemica sulla sostituzione etnica? La si può pensare come si vuole, ma i toni erano sproporzionati, direi». Dicono che lei sia ormai un ex potente, chiosa il giornalista. «Non lo sono mai stato. E non m’interessa esserlo» ma qui, precisa la penna di Roncone, la voce del ministro si è un filo incrinata.
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