Gessica Notaro e il patriarcato: «Gli uomini violenti vanno presi a calci»
La riminese Gessica Notaro fu sfregiata al volto con l’acido dal suo ex fidanzato nel 2017 Edson Tavares. L’aggressore ha ricevuto una pena di 15 anni di carcere. Oggi è sposata e in un’intervista a Libero parla del caso di Giulia Cecchettin e Filippo Turetta. «Se qualcuno fosse stato in grado di comprendere il suo grido di allarme e fosse intervenuto in modo efficace si sarebbero potute salvare sia la vita di Giulia che quella di Turetta che ormai è rovinata». E ricorda: «Anche la mia richiesta di aiuto è stata inutile. Non solo era stato denunciato da me, anche dai miei colleghi di lavoro, il mio capo, l’avevamo denunciato tutti più volte».
Il progetto “Agata”
Nel caso di Tavares gli avevano imposto il divieto di avvicinamento prima a cinquecento metri e poi a cinquanta. Oltre all’obbligo di firma e al divieto di uscire la sera: «Peccato che mi chiamassero le mie amiche che mi avvertivano di non uscire di casa perché lui era tranquillamente in discoteca. Nessuno controllava». Le donne, secondo Notaro, hanno paura perché denunciano e poi vengono lasciate sole. Per questo, spiega a Hoara Borselli, è nato il suo progetto “Agata”: «Prevede l’inserimento di un agente privato, un professionista addestrato per prevenire le aggressioni. Un aiuto anche per le forze dell’ordine perché recupera una serie di prove utili da consegnare poi al giudice».
Il patriarcato
Poi parla del patriarcato: «Negli ultimi giorni va di moda utilizzare la parola. Non è sempre quello il problema, è uno dei problemi. Non credo sia un problema culturale, di educazione delle masse. Negli ultimi anni se ne parla moltissimo, io stessa ne ho parlato tanto nelle scuole. Per cinque anni sono stata dalle elementari alle università a parlarne. I ragazzi devono sapere come comportarsi con le donne». Secondo Notaro «l’educazione collettiva di massa è utopia. Basta con le buone maniere. Dobbiamo fargli paura». Come? «Questi individui devono sentire il fiato sul collo. Lo stesso che fanno sentire sulle loro vittime. Per la giornata contro la violenza sulle donne, spiega, «ho detto la verità, ovvero che i potenziali aggressori andrebbero gonfiati e presi a randellate. Andrebbero presi a calci nei denti e più sentono dolore più gli torna la lucidità. Questo è un dato di fatto».