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Pupo e la vittoria “rubata” a Sanremo 2010: «Il Quirinale ha telefonato per fermare Emanuele Filiberto»

27 Novembre 2023 - 07:17 Redazione
pupo emanuele filiberto vittoria sanremo rubata quirinale
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Il cantautore rivela: sono stato io ad aver accettato il secondo posto

Per Enzo Ghinazzi in arte Pupo è l’ora delle grandi rivelazioni. E in un’intervista a la Repubblica il cantante dice che il Quirinale ha fermato la sua vittoria al Festival di Sanremo del 2010. All’epoca presidente della Repubblica era Giorgio Napolitano. E secondo Pupo – che però non lo nomina mai – telefonò ai responsabili della kermesse per “Italia amore mio”, la canzone che Ghinazzi cantò con Emanuele Filiberto di Savoia e il tenore Luca Canonici. Nel colloquio con Carlo Moretti Pupo ricorda che sarà in tour nei paesi dell’Est: Lituania, Kazhakistan e Russia, dove suonerà a Mosca e poi a San Pietroburgo, Krasnoyarsk, Novosibirsk, Ekaterinenburg. «E il 27 gennaio Pupo and Friends sarà al Cremlino, con tutti i cantanti russi».

La vittoria di Italia amore mio

Ma il pezzo forte del cantante di Ponticino in provincia di Arezzo è il complotto contro la sua vittoria a Sanremo: «La canzone è stata scritta interamente da me. Musica e parole. Diedi parte dei diritti del brano al principe Emanuele Filiberto per far diventare la canzone credibile, ma lui non c’entrava nulla. Lo dico oggi per svincolarlo da tutte le responsabilità. Quel giorno ho goduto anche perché avevo previsto che la nostra canzone sarebbe stata eliminata la prima sera, ma poi sarebbe stata ripescata e infine avrebbe vinto il festival». Il trio, ammette, «era un progetto nato a tavolino. Ma da lì a dire che era la canzone più brutta del secolo ce ne corre. Vuol dire un attacco contro il principe, non solo contro di me. Quando la canto per gli italiani nel mondo, si commuovono. E poi, a dirla tutta, la canzone non solo è arrivata seconda ma aveva vinto il festival, sono io ad aver accettato il secondo posto».

L’intervento del Quirinale

Poi racconta il presunto intervento del Quirinale: «Prima della finale i vertici Rai avevano ricevuto una telefonata dalla presidenza della Repubblica, temevano lo scandalo di un rappresentante di casa Savoia al primo posto a Sanremo. Avevano capito che avremmo vinto osservando il picco di ascolti record della serata in cui avevamo ospitato Marcello Lippi: quella sera si ruppe la chitarra, ci fu un attimo di impasse e allora Lippi fece un promo della canzone, cosa che non si poteva fare. Sabato mattina mi dissero che mi squalificavano e che avrei cantato solo come ospite; risposi che, pur avendo partecipato sei volte, non avevo mai vinto Sanremo: “Mi toglierete la vittoria lunedìmattina, ma io stasera vinco il festival e poi ci vediamo in tribunale”. Pensarono a un accordo, mi proposero secondo, dissi: “Secondo va bene”».

Cantautore e conduttore

Di sé dice di sentirsi «prima un cantautore e poi un discreto conduttore televisivo. Non sono un ospite, e infatti non vado, mi invitano tutti ma non vado. Mi sembra non abbia più senso, e non ho bisogno né di soldi né di popolarità». Oggi, spiega, «non farei più un programma giornaliero, mi ha salvato economicamente ma ho già dato. Fare i giudici nei talent, poi, è assurdo, tutti protagonisti. Per due anni ho fatto l’opinionista del Grande fratello, c’era la pandemia e avevo poco da fare: ma non ho mai visto un minuto del Grande fratello in vita mia. C’era chi lo seguiva per me, un autore tv. Io non avevo la forza di guardarlo per quanto mi faceva cagare».

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