Il padre di Filippo Turetta a Chi l’ha visto: «Gli è saltato un embolo, forse voleva farle paura»
Un embolo, Filippo Turetta forse voleva solo fare paura a Giulia Cecchettin. Lo pensa Nicola Turetta, padre di Filippo, che ieri ha rilasciato una lunga intervista al programma Chi l’ha visto. «Io ho pensato questo, fino all’ultimo. Perché ho sentito Gino e sua figlia Elena dire che lui non voleva che Giulia facesse la laurea prima di lui. E quindi io penso che lui volesse sequestrarla, rapirla per non darle la soddisfazione e dopo lasciarla. Purtroppo le cose sono sempre peggiorate. Forse voleva farle paura, nel senso di costringerla: ‘Sali in macchina con me, vieni via’. Quindi aveva un coltello magari che lei potesse… ma queste sono tutte cose… che invece poi la cosa è precipitata e lui gli è saltato un embolo. Penso che lei l’abbia uccisa lì. Non so io adesso, nel senso che questa tragedia sia finita in questo frangente. L’unica spiegazione potrebbe… perché non è una cosa razionale, cioè una persona che ami, che le fai i biscotti, prepari tutto, che la porti a casa… Un bene così non può sfociare in una tragedia del genere. Ci vorrebbe Freud perché mi dia delle spiegazioni». Intervistato da Ivan Vacchi l’uomo spiega il duro contraccolpo in famiglia. I genitori ieri hanno rifiutato un colloquio con il figlio attualmente detenuto nel carcere di Verona. Per Nicola Turetta forse Filippo era stato nei luoghi della fuga e dove è stato lasciato il corpo di Giulia, da piccolo. Nega la possessività del ragazzo: «Io i messaggi non li ho visti. So che Giulia andava fuori con lui tranquillamente, fino a quel sabato so che non le ha toccato neanche un capello. Quindi lei era tranquilla quando usciva, lei non aveva questi timori». Secondo quanto ricostruito dall’uomo i due giovani si erano lasciati una prima volta in primavera, poi ad agosto.
«Non è uno che ha ucciso a mano armata, ha ucciso il suo angelo, quella che lui le preparava i biscotti, quella che lui amava»
Turetta padre prova a difendere il ragazzo. «Adesso io non posso fare nomi ma vedere uno psicologo che lo definisce mostro… Io magari capisco, ma mio figlio che a 18 anni vedersi il fratello definito… cioè, è dura. Ci sono questi aspetti di questa tragedia che vanno visti in una chiave un po’ diversa, cioè non è uno che ha ucciso a mano armata, non so… qualsiasi altro omicidio. Ha ucciso il suo angelo praticamente, cioè quella che lui le preparava i biscotti, quella che lui amava. Non so poi se appunto… rientravano nella sfera dei femminicidi, tutto quello che volete, però io li capisco a 40 anni, 50 anni, ma un ragazzo che comunque è un bambino, c’ha 21 anni, e io non so, sono fragili loro. Tutte queste cose sì, la famiglia sì, però mio papà e mia mamma non mi venivano dietro così, anche io avevo le mie crisi, ma ‘sti ragazzi mi sembra che appena gli togli qualcosa crollano oppure fanno questi atti così violenti. Qui entriamo nel ramo della psicologia che io non lo so, bisognerebbe capire loro come aiutarli a uscire quando hanno queste cose».
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