«Mio figlio morto di tumore dopo aver speso 4 mila euro in medicine alternative»
Gabriella Sarti di Ravenna ha visto morire suo figlio Massimo Mariani a causa di un tumore raro. Ma negli ultimi mesi il figlio aveva deciso di abbandonare la medicina tradizionale per affidarsi a un metodo alternativo. Che gli è costato 4 mila euro in totale. Senza risultati. Sarti racconta oggi la sua storia al Quotidiano Nazionale. Spiegando che il cambio di “terapia”: «gli ha procurato sofferenze enormi. Ma non c’era modo di fargli cambiare idea, è come se gli avessero fatto il lavaggio del cervello. Non l’ho mai abbandonato, anche di fronte a scelte che ritenevo assurde. Voglio raccontare la sua storia perché non accada ad altri».
L’aura energetica
Sarti racconta che Mariani ha conosciuto a ottobre 2022 una ragazza che vive sui lidi di Ravenna. Era già malato all’epoca: «Lei per la prima volta gli ha prospettato un metodo nuovo, attraverso un’apparecchiatura in grado, gli dissero, di analizzare l’aura e il campo energetico attorno al suo corpo». Massimo si sottoponeva a sedute a distanza. Che avvenivano in collegamento internet con il Sudamerica: «Stava davanti al pc mentre veniva misurata la sua aura. Poi i dati venivano letti e interpretati in collegamento con l’Italia». Ogni seduta, racconta la donna, costava «150 euro. In seguito gli hanno fatto degli ‘sconti’ e ha pagato 70 euro. Gli hanno dato anche delle gocce, sempre pagando, ma una volta sola. All’inizio pagava lui con il bancomat, negli ultimi mesi lo facevo io, lui non riusciva più a muoversi. Credo abbia speso in tutto sui 4mila euro».
L’abbandono delle terapie tradizionali
Massimo ha abbandonato le terapie tradizionali con il risultato di stare sempre peggio. «Gli ripetevano che erano state quelle cure, le medicine, i vaccini, la radio, la chemio a farlo ammalare». In seguito il figlio «si è convinto a tornare dall’oncologo, ma si è presentato con una persona che voleva spiegare al medico l’efficacia di quelle sedute al computer. Il medico ha detto a Massimo che doveva continuare a curarsi, ma non lo ha convinto. Io non volevo che fosse arrabbiato con me e qualunque decisione prendesse continuavo a stargli vicino». Poi è stato ricoverato all’hospice di Villa Adalgisa: «Era allo stremo delle forze. Il decorso della malattia aveva subito una forte accelerazione e soffriva in maniera indescrivibile, aveva avuto anche una crisi epilettica. Nelle ultime settimane mi ha ascoltato, si è fatto ricoverare, ma fino alla fine ha chiesto di continuare le sedute. Probabilmente sarebbe morto lo stesso, ma senza soffrire in maniera così disumana».
La denuncia
Ora Gabriella vorrebbe denunciare quelle persone. Ma «non saprei da dove cominciare. Le ho contattate telefonicamente, mi hanno risposto che stavo sbagliando persone. Anche tutti i messaggi nel cellulare di Massimo sono spariti, così anche tutte le mail che io avevo visto tante volte nel suo computer».