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Femminicidio Cecchettin, il lungo interrogatorio di Filippo Turetta. «Mi è scattato qualcosa in testa»

01 Dicembre 2023 - 21:02 Redazione
Il 21enne ha deciso di parlare davanti al pm e ha dichiarato di aver avuto una sorta di black out

Molte pause, lunghe, lacrime, ma anche frasi precise. E infine quel «mi è scattato qualcosa in testa», che segna quel prima e quel dopo. Quello di Filippo Turetta, il bravo ragazzo e poi Filippo Turetta, 21enne arrestato e reo confesso del femminicidio della sua ex fidanzata Giulia Cecchettin. L’interrogatorio del giovane, iniziato alle 11 di questa mattina, 1 dicembre è durato in tutto 9 ore. Ha parlato il giovane, presso il carcere Montorio di Verona e davanti al pubblico ministero di Venezia Andrea Petroni. All’uscita sia il pm che gli avvocati di Turetta e se ne sono andati a bordo di auto, scortati da un cordone di polizia penitenziaria. Il legale Giovanni Caruso non ha rilasciato dichiarazioni. Secondo quanto ricostruito da Ansa Turetta ha dovuto spiegare, nell’interrogatorio, passo passo tutto ciò che è avvenuto quella sera, ma anche nei giorni precedenti e nella settimana di fuga fino in Germania, dopo che nelle poche dichiarazioni alla giudice Benedetta Vitolo si era dichiarato affranto e «pronto a pagare per le sue responsabilità». Avrebbe sostenuto di aver avuto la mente offuscata, una sorta di black out. Il 21enne aspetta il trasferimento nella sezione “protetti” del penitenziario e potrebbe essere sentito nuovamente dagli inquirenti nei prossimi giorni. Potrebbero servire altre ore di interrogatorio per fare definitiva chiarezza su tutti i dettagli dell’omicidio.

«Voglio parlare»

Tre giorni fa aveva già ammesso di essere il responsabile del femminicidio di Cecchettin alla Gip Benedetta Vitolo, confermando quanto dichiarato alle autorità tedesche che lo avevano fermato vicino a Lipsia. Durante l’interrogatorio di garanzia dello scorso 28 novembre, Turetta si era avvalso della facoltà di non rispondere, ma aveva tuttavia deciso di rilasciare alcune dichiarazioni spontanee. «Voglio parlare», avrebbe detto ai suoi avvocati in questi giorni in carcere, lasciando trapelare la volontà di collaborare con le autorità. Il suo legale Giovanni Caruso, appena arrivato all’istituto penitenziario in mattinata ha chiarito che non avrebbe parlato né prima né dopo l’interrogatorio. Intanto, a Padova è iniziata l’autopsia sul corpo della vittima al fine di delineare le modalità dell’assassinio e fornire elementi aggiuntivi utili alla Procura per le accuse da contestare. Secondo i primi rilievi, GIulia Cecchettin sarebbe morta dissanguata per le coltellate inferte dall’aggressore, circa una ventina, ed era già morta quando è stata lasciata nel canalone presso il lago di Barcis. Gli esami serviranno anche a definire quale lama Turetta avrebbe usato per uccidere Cecchettin, se quella da 12 centimetri trovata nella sua Fiat Grande Punto nera o il coltello da 21 centimetri trovato nel parcheggio di via Aldo Moro.

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