Giulia Cecchettin, Turetta al pm: «La volevo per me, non accettavo la fine della relazione. Poi non so cosa mi è scattato»
Filippo Turetta – reo confesso del femminicidio della sua ex fidanzata Giulia Cecchettin – non «accettava la fine della relazione» con la coetanea. «L’amavo – avrebbe detto al pm nel corso dell’interrogatorio di ieri – la volevo per me». Il giovane avrebbe inoltre affermato, come già fatto nelle dichiarazioni al giudice, di voler «pagare e scontare la pena per le mie responsabilità di un’omicidio terribile». Ieri, 1° dicembre, Turetta è stato ascoltato dal pm Andrea Petroni nell’aula riservata ai magistrati del carcere di Verona. Un interrogatorio di 9 ore con tanti «non ricordo», riferiti a quel sabato 11 novembre. Secondo quanto ricostruito da Ansa Turetta avrebbe dovuto spiegare al pm passo passo tutto ciò che è avvenuto quella sera, ma anche nei giorni precedenti e nella settimana di fuga fino in Germania. «Non so cosa mi sia scattato in testa, mi è scattato qualcosa», avrebbe detto. Quattro giorni fa aveva già ammesso di essere il responsabile del femminicidio di Cecchettin alla Gip Benedetta Vitolo, confermando quanto dichiarato alle autorità tedesche che lo avevano fermato vicino a Lipsia. Durante l’interrogatorio di garanzia dello scorso 28 novembre, Turetta si era avvalso della facoltà di non rispondere, ma aveva deciso di rilasciare alcune dichiarazioni spontanee.
Leggi anche:
- L’agonia di Giulia Cecchettin colpita da oltre 20 coltellate, così ha provato a difendersi da Turetta: l’ipotesi della «crudeltà»
- Femminicidio Cecchettin, il lungo interrogatorio di Filippo Turetta. «Mi è scattato qualcosa in testa»
- Filippo Turetta, domani l’interrogatorio con il pm: «Stavolta potrebbe parlare». Nelle stesse ore l’autopsia su Giulia Cecchettin