Chi è il 26enne che ha ucciso un turista a Parigi: la conversione all’Islam, i precedenti e la «rabbia» per la Palestina
È Armand Rajabpour-Miyandoab, il 26enne cittadino francese arrestato per l’omicidio di un turista tedesco di 24 anni vicino alla Tour Eiffell e per il ferimento di altre due persone. Figlio di due genitori iraniani con cui viveva in una banlieau di Parigi, secondo gli inquirenti francesi, era schedato sotto la categoria «S», considerato quindi ad alto rischio di radicalizzazione. Nato a Neully-sur-Sein, nel dipartimento di Hauts-de-Seine a Ovest di Parigi, secondo le Parisien era uno studente di biologia. Al momento dell’aggressione di ieri 2 dicembre poco dopo le 21, Rajabpour-Miyandoab avrebbe gridato più volte «Allah Akbar». Ai poliziotti che lo hanno arrestato, il 26enne ha detto di «non poter sopportare più che i musulmani muoiano, in Afghanistan come in Palestina» e avrebbe poi spiegato di provare rabbia «per quel che succede a Gaza». Il ragazzo ha poi accusato la Francia «complice di quello che fa Israele». Il ministro degli Interni francese, Gerald Darmanin, ha spiegato che il 26enne ha ucciso «a coltellate» il turista tedesco e si è poi accanito con la compagna, salva «grazie a un tassista che aveva visto la scena».
La rivendicazione
Rajabpour-Miyandoab sui social aveva pubblicato un video in cui rivendicava l’attacco. Nelle immagini compare con una mascherina chirurgica sul volto e una felpa con un cappuccio nero. Il 26enne ha anche dichiarato la sua fedeltà alla jihad, parlando «dell’attualità, del governo, dell’uccisione di musulmani innocenti», secondo quanto riferisce una fonte degli inquirenti citata dai media francesi.
La conversione
I genitori del 26enne erano scappati dall’Iran per sfuggire al regime e non sarebbero musulmani. Il ragazzo invece si sarebbe convertito nel 2015 a 18 anni in Francia, dopo aver incontrato Maximilien Thibaut, noto alle autorità francesi come membro attivo del jihadismo e partito per l’Iraq e la Siria. Secondo il ministro Darmanin, Rajabpour-Miyandoab in passato avrebbe preso in considerazione l’idea di unirsi alla stato islamico nella zona tra Siria e Iraq. Era stato già arrestato nel 2016, dopo che l’intelligence interna francese, il Dgsi, aveva scoperto che stava pianificando un attacco a Le Defense, quartiere d’affari a Ovest di Parigi. Nel suo pc erano stati trovati diversi viceo dell’Isis. All’epoca era stato condannato a cinque anni di carcere per associazione a delinquere terroristica, rilasciato poi con un anno di anticipo per essere poi seguito dal programma di monitoraggio sulla prevenzione al terrorismo.
I disturbi psichiatrici
Durante la detenzione, il 26enne sarebbe stato seguito da uno psichiatra nel suo presunto percorso di deradicalizzazione. Come ricorda Le Parisien, il medico che lo aveva in cura non gli aveva mai diagnosticato alcun disturbo psichiatrico. Ma negli atti di indagine viene citato un estratto della relazione medica in cui si legge: «Alcuni tratti della personalità possono apparire come patologici», evocando una «personalità patologica simile a quella dischizoide» e sottolineando il fatto che vivesse isolato e non riuscisse a provare empatia.