La fuga di Giulia Cecchettin dopo la lite, le coltellate alle spalle di Turetta: l’ipotesi della difesa sull’omicidio “senza volerlo”
Durante le nove ore di interrogatorio davanti al pm, Filippo Turetta ha ammesso di aver ucciso l’ex fidanzata Giulia Cecchettin perché non riusciva ad accettare la fine della loro relazione. Ma ha anche ripetuto di «non capire cosa gli sia scattato in testa». Nell’interrogatorio di garanzia con il gip, aveva rilasciato poche dichiarazioni spontanee, tra cui quella voler «ricostruire nella mia memoria le emozioni e quello che è scattato in me quella sera». Assistito dal suo avvocato Giovanni Caruso, Turetta riconosce davanti al pm di aver «fatto una cosa terribile», ma è su quanto fosse stata effettiva la volontarietà del suo gesto che la difesa potrebbe puntare nel corso del processo. Da un lato il gip ha scritto chiaramente quanto la «volontà» del ragazzo di uccidere fosse stata «palese» per la «modalità dell’aggressione», che avviene «a più riprese». La difesa però potrebbe provare a dimostrare che si sia trattato di un omicidio preterintenzionale, che sarebbe punito dai 10 ai 18 anni di carcere. Quando ha provato a ricostruire che cosa sia successo la sera dell’11 novembre scorso, Turetta ha spiegato di aver cercato di inseguire Giulia Cecchettin mentre cercava di scappare. In più occasioni, ricorda il Corriere, Turetta ha detto che non aveva intenzione di uccidere la ragazza, ma solo tdi trattenerla in auto. I due si trovavano nella zona industriale di Fossò, dove le telecamere hanno ripreso la scena della tentata fuga alle 23.40. Come sottolinea Il Messaggero, i difensori di Turetta potrebbero provare a dimostrare che il ragazzo avesse intenzione solo di bloccare la ragazza. E che i colpi di coltello, il più piccolo dei due che aveva con sé da 12 centimetri, sarebbero andati oltre la sua volontà, con le ferite più gravi ritrovate alla base del collo della ragazza, alle sue spalle, come è emerso dall’autopsia.
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