Il ministro Lollobrigida: «Il treno? Scenderei a Ciampino altre 100 volte se servisse»
Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida riscenderebbe dal treno a Ciampino «altre 100 volte, se servisse». Perché «non c’è stato alcun privilegio e ho svolto un mio dovere istituzionale», dice oggi in un’intervista al Corriere della Sera. E mentre giura che «il mio rapporto con Giorgia è eccezionale come sempre», l’ipotesi di lasciare l’incarico per candidarsi alle elezioni europee «non c’è. Continuo a fare il mio lavoro nonostante debba scontare il peso di essere “cognato di”». Nel colloquio con Paola De Caro Lollobrigida ribadisce il sostegno del governo all’Ucraina e a Israele. E aggiunge che questo è un punto fermo nelle alleanze in Europa, anche dopo il voto. Un modo per fissare dei paletti in vista della possibilità di un’alleanza con le destre estreme.
Il Frecciarossa
Sul Frecciarossa fatto fermare a Ciampino per guadagnare appena mezz’ora però tiene il punto: «Non ho goduto di nessun privilegio. Negli ultimi sei mesi fermate a richiesta sono state effettuate 207 volte. E il treno non era più sulla linea ad alta velocità, ma deviato su una linea ordinaria. Ho chiesto se era possibile fare una fermata in una stazione esistente, dove sono scese anche altre persone. Non ho abusato di nulla. Avrei potuto prendere un aereo di Stato, ho preso un treno per inaugurare a Caivano da ministro capo delle forze forestali un parco da loro ripulito e restituito ai cittadini. Il governo sta cercando di salvare vite, non fare passerelle». Lollobrigida sorvola però sulla telefonata ai vertici di Trenitalia, come ha fatto durante il Question Time in parlamento.
Crosetto e la carne coltivata
Sull’uscita di Crosetto riguardo i magistrati invece corregge il tiro: «Leggo quello di Guido come un auspicio. Su Delmastro, visto che due pm avevano chiesto il non luogo a procedere, ci sembra giusto attendere l’esito dei processi. Possono esserci errori voluti o no. Vediamo». Infine, sulla carne coltivata: «Non è vero poi che la ricerca è ostacolata, non c’è una riga su questo nella legge, come non è vero e dimostrabile che sarebbe un vantaggio per l’ambiente, che comunque cambierebbe ecosistema senza più allevamenti. E poi c’è una filiera per noi essenziale: sulla quantità saremmo sempre perdenti, finirebbe nelle mani delle multinazionali, sulla qualità no. Non vogliamo perdita di lavoro e potenzialmente di salute quando esiste un immenso spazio in Africa per grandi produzioni per tutti. A questo lavoriamo».
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