L’inchiesta “top secret” su Roberto Vannacci e l’ambasciata italiana in Russia
L’inchiesta disciplinare nei confronti del generale Roberto Vannacci riguarda il suo libro Il mondo al contrario. Ma presto ne potrebbe arrivare un’altra sul periodo in cui è stato a Mosca. Mentre la licenza chiesta «per motivi familiari» è stata accordata, ma solo per 20 giorni. Durante i quali non potrà presenziare alle promozioni del libro. A proporla è stato il Capo di Stato Maggiore Pietro Serino. In tre pagine di addebiti si contesta al generale di aver pubblicato un libro autoprodotto senza informare la linea gerarchica superiore, come previsto dal Codice di Ordinamento Militare. In questo modo, è l’accusa, avrebbe leso l’onore e il prestigio delle forze armate. Nell’atto gli si contesta anche di non aver indossato l’uniforme l’8 settembre scorso, quando ha incontrato il ministro della Difesa Guido Crosetto.
La Russia
Ma, spiega il Corriere della Sera, è l’altra inchiesta la vera novità. La storia riguarda il periodo trascorso come addetto militare dell’ambasciata russa. Che si concluse con un trasferimento imprevisto. Vannacci sulla vicenda aveva detto: «Mi hanno cacciato Putin e Lavrov». Secondo quanto trapela, però, non si valutano segreti o spy story, ma qualcosa di più prosaico. La Stampa aggiunge che da un addetto militare d’ambasciata ci si aspettava che avrebbe sottoposto il libro all’esame degli uffici preposti sulla parte “russa”. Così non è stato. Per questo il secondo procedimento disciplinare si considera più grave. L’ordine di trasferimento a Roma invece Vannacci lo aveva ricevuto il 28 novembre scorso. Il 22 aveva chiesto la licenza. Il Fatto spiega che nel capo d’imputazione nei confronti del generale si parla dell’eco di natura politica delle sue affermazioni.
Le carte
Ma anche al riverbero di livello internazionale, che ha provocato nell’opinione pubblica un’associazione delle forze armate alle sue idee. L’atto cita una decina di articoli del codice militare. L’ufficiale istruttore è il generale di corpo d’armata Mauro D’Ubaldi. Un colonnello di grado inferiore è stato nominato suo difensore d’ufficio. Le sanzioni sono indicate negli atti in genere, in questo caso no. In ogni caso Vannacci rischia dalla sospensione all’addio alle Forze Armate. Sempre al Corriere Vannacci dice che la comunicazione dell’avvio dell’inchiesta gli è arrivata soltanto dopo che la notizia è diventata pubblica. «E questo episodio grave la dice lunga sulla dovuta riservatezza di chi maneggia queste informazioni», aggiunge. Poi sostiene che il maneggiatore «arriva dall’alto». E dice di non sapere per quale motivo siano coincisi i tempi.
I provvedimenti disciplinari
«Adesso dovrò nominare un ufficiale difensore e presenterò le memorie difensive che in parte ho già preparato. Infine, aspetterò con fiducia l’esito del provvedimento. Se, ipotesi per me inesistente, sarò considerato responsabile di aver violato i regolamenti, sarà il ministro della Difesa a decidere i provvedimenti disciplinari, che vanno dalla sospensione sino alla rimozione del grado. Ma lo ripeto: io sono convinto di non aver violato nessuna norma disciplinare. E rivendico la libertà di poter esprimere le mie idee come stabiliscono la Costituzione e il codice dell’ordinamento militare», fa sapere Vannacci.
La politica
Ma intanto aumentano le voci che lo vogliono candidato alle elezioni europee. Ieri il vice di Salvini Andrea Crippa ha detto che le sue idee «sono assolutamente compatibili con il nostro partito». Anzi, più precisamente: «Con Matteo Salvini». Lui continua a dire e non dire: «Resto un soldato ma nulla escludo». Mentre Fratelli d’Italia lo tiene a distanza, a conferma di un atteggiamento meno aperto da parte di Giorgia Meloni. Lui a novembre aveva fatto sapere di aver querelato alcune persone che lo avevano a suo dire insultato, tra cui l’ex segretario Pd Pier Luigi Bersani. Secondo Repubblica l’inchiesta riguarda gli anni da addetto militare all’ambasciata in Russa.