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Il commissario Ue: «I salari italiani sono troppo bassi, alzarli aiuta la crescita»

06 Dicembre 2023 - 07:58 Redazione
nicolas schmit
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Nicolas Schmit: una situazione non sana, va affrontata

I salari italiani sono troppo bassi. Per questo un minimo di legge può essere una soluzione. E può dare una spinta alla crescita. In un’intervista a Repubblica il commissario Ue per il Lavoro Nicolas Schmit dice che in una parte «enorme» dell’economia italiano le retribuzioni sono troppo basse. E che questa situazione «non è sana e va affrontata». L’esponente del Partito Operaio Socialista del Lussemburgo premette: «Non voglio interferire ma è necessario che su un problema così grande ci sia un dibattito democratico». E poi: «Con l’inflazione le vostre retribuzioni reali sono scese del 7-8%, cosa che non è avvenuta nei Paesi che hanno un minimo e lo hanno aggiustato per mitigare la perdita di potere d’acquisto. Avere salari adeguati non è solo una questione di giustizia sociale, ma anche di sviluppo. La produttività è importante, ma aumentare i salari la può spingere. Arrivo a dire che la produttività resta bassa proprio perché lo sono i salari, e questo spiega perché l’Italia cresce così poco da decenni». Sul dibattito riguardo il salario minimo, Schmit dice a Filippo Santelli che «se i salari sono bassi l’incentivo a lavorare legalmente viene meno». Mentre rispetto alla contrattazione, il commissario dice che «non funziona bene, o solo per una parte dell’economia. La copertura non basta, bisogna anche guardare a come i contratti sono negoziati e rinnovati. Il salario minimo può essere una soluzione, ma il sistema della contrattazione va aggiustato in ogni caso». Infine, dice, bisogna «prima di tutto, ripeto, pagare di più. Secondo, formare le persone alla tecnologia. Terzo, quando vedo i dati dell’Italia sulla partecipazione femminile o quelli paurosi sui giovani che non studiano ne lavorano, bisogna andare da quei gruppi e attivarli: servono servizi moderni e digitalizzati per l’impiego e la riqualificazione, un punto su cui l’Italia è indietro».

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