Un maschilista incinto del Messia, l’estinzione dell’uomo e l’amore senza etichette: arriva “Santocielo”, il nuovo film di Ficarra e Picone
Santocielo. Così si chiama la nuova commedia del duo comico Ficarra e Picone con cui il 14 dicembre tornano sui grandi schermi dei cinema italiani. Scritta e interpretata da loro, ma con in regia Francesco Amato, la pellicola ribalta e gioca sugli stereotipi religiosi. Nel cast spiccano i nomi di Giovanni Storti (conosciuto per essere un componente del noto trio Aldo, Giovanni e Giacomo), Maria Chiara Giannetta e Barbara Ronchi. Storti interpreta il ruolo dell’Altissimo e ha l’enorme responsabilità di scegliere se dare una seconda possibilità all’umanità invidiosa e guerrafondaia mandando sulla Terra un angelo per annunciare un nuovo Messia o se infliggere il diluvio universale. «Gli uomini meritano l’estinzione», crede convintamente il Creatore. Ma si trova costretto a rimettersi a un’assemblea democratica. Non mancheranno le sorprese. Nel film c’è un uomo maschilista che rimarrà «incinto» del nuovo Messia. «La vicenda ruota attorno a un evento che non è mai accaduto (e che verosimilmente non accadrà mai), come l’ingravidamento di un uomo. Ci muovevamo in un territorio poco esplorato e volevamo che il messaggio arrivasse chiaro», commenta Ficarra.
I bambini etichettati come diversi
«Si tratta di un film che parla di amicizia, perché Nicola e Aristide all’inizio si odiano, ma poi finiscono per volersi bene, e di amore in tutte le declinazioni, senza condizionamenti, quello che arriva naturalmente e non ci fa fare domande, quindi anche della famiglia, che è lì dove c’è amore e non importa da quanti elementi sia composta», aggiunge Picone, citato da Il Mattino. «Mettersi letteralmente nei panni di una donna consente a Nicola di evolversi e migliorare nel film. Dovremmo tutti metterci di più in discussione per capire meglio il prossimo, magari certe cose non succederebbero. L’Italia è come un paesino che sta per raggiungere il punto zero di nascite e forse sarebbe un bene se capitasse, perché ci farebbe rendere conto che è bello far nascere i bambini anche quando vengono etichettati come diversi, quando diversi è una parola che non andrebbe usata per definire una persona», conclude Ficarra.