La deputata Bergamini e la scelta di non avere figli: «A un certo punto il tempo è finito, ma sono felice lo stesso»
La deputata e vicecapogruppo di Forza Italia Deborah Bergamini parla oggi con La Stampa della sua scelta di non avere figli. «Lo dico senza alcun vittimismo perché ognuno è figlio del proprio tempo. Anche io ho scelto di non avere figli e nel corso della mia trentennale intensa vita professionale mi sono trovata ad avere a che fare con il concetto che, se il mio partner lavorava molto, da qualche parte era silenziosamente previsto che, se c’erano delle questioni pratiche, ero io a dovermene occupare per prima. È il frutto di culture arcaiche ma non dobbiamo nemmeno fingere una realtà che non c’è perché nella vita quotidiana le complessità aumentano e ricadono sempre di più sulla famiglia e la divisione dei ruoli non è mai facile», dice a Flavia Amabile.
La scelta
Bergamini spiega come è maturata la scelta di non avere figli: «Fin da ragazzina avevo voglia di realizzarmi, spinta da una forte ambizione. Ho ascoltato questa spinta, sono andata a studiare all’estero. Poi ho avuto varie esperienze professionali e rimandavo la questione dei figli. Fin dall’inizio ero consapevole che non avrei potuto realizzare il mito della donna che può fare bene tutto e quindi essere lavoratrice, madre e moglie teorizzata da un certo femminismo in cui non mi riconosco. Ho capito che sarei vissuta in affanno per tutta la vita e che forse avrei trasmesso questo affanno anche ai miei figli quindi ho avuto paura, ho rinunciato. Nel frattempo si è allungato il tempo della maternità e, in questo mondo che ci fa sentire ragazzine a 40 anni e ci fa pensare di avere ancora mille possibilità, non ho voluto privarmi delle opportunità che arrivavano. In un angolo di me ero convinta di avere ancora tempo per decidere quindi ho continuato a spostare in avanti il momento della decisione. A un certo punto, però, il tempo è finito, non c’è stato più un “avanti” verso cui spostare qualcosa».
La situazione
Bergamini dice di essere felice per le scelte che ha fatto. «Sono state giuste per me, per i miei limiti e per la mia capacità. Rappresentano un modello di femminilità molto diffuso tra le donne della mia generazione che, come me, hanno scelto una realizzazione che le ha portate a fare a meno della maternità». Dice di non aver mai preso in considerazione la possibilità della fecondazione assistita: «Anche se mi piace che la scienza offra questa possibilità. Il mio impegno in politica è per consentire a tutti la libertà di essere quello che desiderano purché in un perimetro di regole chiare». All’adozione invece ha pensato, ma ha anche pensato che non sarebbe stata in grado di garantire l’impegno necessario. In ultimo dice che se potesse tornare indietro rifarebbe le stesse scelte: «Certo, ogni tanto mi chiedo come sarebbe stato se fossi diventata madre ma è una domanda che mi pongo con curiosità e non con rimpianto».
Leggi anche:
- Federica Pellegrini e la lettera per sua figlia «che sarà più libera di me»
- Liliana, l’ostetrica che ha fatto partorire una mamma nel traffico di Roma vestita da tanguera. «Ho dovuto farla nascere a mani nude»
- Il sindaco di Padova continuerà a registrare i figli delle mamme arcobaleno: «I diritti dei bambini vengono prima»