Il New York Times: «Netanyahu ha lasciato che il Qatar finanziasse la Striscia di Gaza e Hamas»
Netanyahu sapeva. Sapeva che il Qatar stava riempiendo di milioni la Striscia di Gaza. Ufficialmente per progetti umanitari, in realtà parte del denaro finiva ad Hamas. E il premier israeliano non solo lo tollerava, ma l’avrebbe incoraggiato. Fino a poche settimane prima dall’assalto dei kibbutz. È la nuova rivelazione del New York Times che sta proseguendo il suo lavoro di inchiesta sulle fasi precedenti all’attacco del 7 ottobre scorso contro Israele. A inizio dicembre, il quotidiano statunitense aveva scritto che Tel Aviv era a conoscenza del piano di Hamas, ma non l’aveva preso sul serio. Ora rivela un altro aspetto delle politiche del primo ministro in carica, ossia la scommessa che il flusso costante di finanziamenti dal Qatar verso la Striscia avrebbe tenuto Hamas impegnata a governare, forte per mantenere l’ordine all’interno e la minaccia all’esterno, ma non abbastanza diventare un problema. L’ufficio del premier ha smentito questa ricostruzione, Netanyahu non ha mai voluto rafforzare Hamas e anzi ha condotto più campagne militari per stroncare il gruppo armato. I giornalisti del Nyt assicurano di aver ricevuto le loro informazioni da decine di funzionari, al servizio del Qatar, degli Stati Uniti, di Israele e di altri Paesi mediorientali, che confermano questa versione.
L’ultimo via libera a settembre
Quello che sconvolge è anche la tempistica. Questa politica, riferisce il Nyt, andava avanti da anni. Ma l’ultimo benestare dei servici di intelligence israeliani a Doha sarebbe arrivato a settembre, poche settimane prima dell’agghiacciante attacco di Hamas ai kibbutz al confine con la Striscia. «A settembre il capo del Mossad è andato in visita a Doha per incontrarsi con i funzionari qatarini», si legge nell’inchiesta, «in quell’occasione a David Barnea è stata posta una domanda che non era all’ordine del giorno: Israele voleva che i pagamenti continuassero? Il governo di Netanyahu ha recentemente deciso di portare avanti questa politica, quindi Barnea ha detto di sì». E così il flusso di milioni di dollari mensile non si è interrotto. Le intenzioni di Netanyahu, tenere impegnato Hamas sul governo grazie ai fondi qatarini, sono state però disattese: quei fondi non hanno tenuto lontano i pensieri di guerra dai capi militari delle brigate di Hamas.
Lo sapevano tutti
Il Nyt spiega ancora che quel flusso di denaro non era invisibile, ma anzi ben conosciuto dall’opinione pubblica israeliana e spesso al centro del dibattito sulla sua opportunità. Secondo il quotidiano americano, leader politici, ufficiali militari e funzionari dell’intelligence erano tutti convinti che Hamas non fosse capace di un attacco su larga scala, né ne fosse interessato. L’accordo raggiunto tra le varie parti in causa fu l’afflusso di finanziamenti a scopi umanitari, come il pagamento degli stipendi governativi a Gaza e l’acquisto di carburante per mantenere in funzione una centrale elettrica, cercando di tenerli il più possibili lontani dall’ala militare di Hamas anche con l’intermediazione delle agenzie delle Nazioni Unite.
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