Lo scrittore e il regista di “Comandante”: «Le divise naziste a Pordenone? Una pagliacciata»
Lo scrittore Sandro Veronesi e il regista Edoardo De Angelis contro la «carnevalata» delle divise naziste alla proiezione del film Comandante a Spilimbergo in provincia di Pordenone. In un’intervista doppia a cura di Concita Sannino e pubblicata da Repubblica i due dicono di avere anche «un velo di incazzatura» per l’accaduto. E per un film «usato come arma da un lato e dall’altro». Il film diretto da De Angelis e interpretato da Pierfrancesco Favino racconta la vicenda del sommergibile Cappellini e del suo comandante Salvatore Todaro, che salvò in mare 26 naufraghi belgi dopo una battaglia. È Veronesi a parlare di «carnevalata grottesca: «Ora, io non so quanti hanno la responsabilità: chi l’ha organizzato o perché. Spero che i familiari li tengano d’occhio un poco, non si sa che possano fare persone così. Ma per tutti gli altri spettatori, sani, civili, non sarà stato piacevole».
Gli imbecilli abbigliati
Per De Angelis invece «il problema non sono solo gli imbecilli abbigliati a quel modo: ma com’è possibile che un film così dichiaratamente antifascista sia strumentalizzato con tanta spregiudicatezza. Quest’opera è avversaria di ogni governo e ogni politica che infranga le leggi del mare, che lasci annegare esseri umani. Abbiamo solo usato la parabola storica per raccontarlo». Invece Veronesi dice che da anni si batte per ristabilire le direttive sui salvataggi in mare: «Di radicali di sinistra che ora fanno le pulci al film sa quanti ne ho visti? Zero». Ovvero: «Non ho visto né Tomaso Montanari, né Marcello Fois, né il Pd di allora. Non erano sui moli a combattere, anche solo a parole, quando venivano applicati quei decreti sicurezza che sono strumenti di enorme sanzione e pressione. C’erano dei deputati radicali, c’era Fratoianni, sì. Evidentemente ad altri non fregava, e nella scala gerarchica delle “cause” non c’era il soccorso in mare. Ecco, posso fare un’autocritica? Li ho sottovalutati».
Una certa sinistra
De Angelis invece se la prende con una «certa sinistra», che «deve adeguare le opere e la realtà ai suoi stereotipi. Sandro sta dicendo: ma non stai bene con la testa? Io indico la luna, tu guardi il dito». E ce l’ha anche con la Digos che identifica chi grida “Viva l’Italia antifascista!”: «A Napoli diciamo meglio: si sono qualificati. Ho trovato assurdo che il solito Salvini desse lezioni di bon ton sul fatto che a teatro non si viene per urlare. La conosce la storia dell’opera? Mi auguro che questo sia d’ora in poi il grido rituale dell’opera. Che diventi un segno virale di saluto e riconoscimento : viva l’Italia antifascista».
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