Il prof Garattini e la sanità lombarda: «Basta lottizzazione, la politica deve starne fuori»
Il farmacologo Silvio Garattini, fondatore dell’Istituto Mario Negri, dice basta alla sanità lottizzata in Lombardia. In un’intervista rilasciata all’edizione milanese di Repubblica sostiene che chi la amministra «deve avere una formazione adeguata». Ed essere scelto «non in base all’appartenenza politica». Nel colloquio con Alessandra Corica Garattini commenta il balletto politico sulle prossime nomine nella sanità lombarda senza alcun dubbio: «Serve una scuola di alta formazione, che si occupi appunto di formare i dirigenti sanitari che devono occuparsi di Ssn e ospedali pubblici. È un’esigenza non più rinviabile, perché non è accettabile che la scelta di un dg avvenga solo in base a una casacca politica e non in base a competenze e formazione».
L’aumento del peso dei privati
Secondo Garattini «un ospedale pubblico è un bene prezioso, da amministrare con uno scopo ben preciso: il bene dei cittadini e dei pazienti». E le liti non sono un bello spettacolo: Sfortunatamente non è la prima volta che accade: la sanità in Lombardia è terreno di spartizione, e aggiungerei non soltanto in Lombardia. Essendo il settore che, dal punto di vista economico è più “pesante” se si guarda ai vari bilanci regionali, quello che accade qui da noi purtroppo accade anche in altre regioni. In Lombardia è considerato terreno di potere, e come tale viene trattato e spartito». Per il professore dopo Formigoni non è cambiato nulla. A parte «l’aumento del peso dei privati, che qui da noi è più forte che nelle altre regioni italiane, e che si è rafforzato ulteriormente negli ultimi anni anche a causa della crisi patita dal Servizio sanitario nazionale».
Le cooperative
Garattini si riferisce «per esempio alle tante cooperative che reclutano medici e infermieri che, a gettone, vanno poi a lavorare negli ospedali pubblici, dove c’è una grave carenza di personale: anche questo è dare spazio ai privati in sanità, senza effettivamente risolvere quelli che sono i problemi del pubblico». E poi c’è la medicina territoriale. Che in Lombardia «è estremamente carente: nessuno credo sia contento di stare per ore in attesa in un pronto soccorso, “intasando” il sistema, ma purtroppo spesso è l’unica alternativa. È su questo che si dovrebbe lavorare, così come sulla prevenzione».
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