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Ponte sullo Stretto, la Sicilia sconfessa l’emendamento alla Manovra che prende 1,3 miliardi dal Fsc: «Salvini si attivi per restituirci le risorse»

13 Dicembre 2023 - 17:32 Felice Florio
Le critiche contro l'iniziativa non arrivano soltanto dagli esponenti di centrosinistra, ma anche da Forza Italia

Commissione Bilancio del Senato, all’esame c’è la Manovra finanziaria. Arrivano gli emendamenti del governo che, contestualmente, ha chiesto ai suoi parlamentari di non presentarne. Le correzioni che vengono partorite sotto la regia di Palazzo Chigi, del Mef e degli altri ministeri, tuttavia, finiscono per scontentare gli esponenti della maggioranza stessa. Non siede in Parlamento, ma guida un’Assemblea che si definisce tale: Renato Schifani, di Forza Italia, ha sconfessato l’emendamento governativo atto a recuperare risorse per il Ponte sullo Stretto. Il presidente della Regione Sicilia, appreso che 1,3 miliardi di euro destinati al Fondo di sviluppo e coesione (Fsc) saranno utilizzati per l’opera, ha fatto diramare un comunicato di dissenso. «Il governo regionale della Sicilia ha sempre espresso totale disponibilità verso la realizzazione del Ponte sullo Stretto, opera che considera strategica, e per questo la giunta si era impegnata a destinare un miliardo di euro di risorse del Fsc 2021-2027, dandone tempestiva comunicazione al ministro Matteo Salvini con una nota del 18 ottobre. La decisione governativa per cui la quota di compartecipazione della Regione Sicilia debba essere invece di 1,3 miliardi di euro non è mai stata condivisa dall’esecutivo regionale».

L’aumento della quota pari a 300 milioni non è stato concordato. Perciò, il presidente della Regione ha fatto sapere di auspicare che «Salvini si attivi per restituire le maggiori risorse sottratte alla Sicilia, necessarie per sostenere importanti investimenti per lo sviluppo dell’isola». Toni altrettanto duri sono arrivati dagli onorevoli azzurri che siedono alla Camera e al Senato. «Ritengo inammissibile che venga posto a carico della Sicilia una ulteriore parte della somma necessaria per costruire il Ponte sullo Stretto. Nella legge di Bilancio, leggo, si intende utilizzare una rilevantissima parte di fondi destinati alla Sicilia per altre opere, per il Ponte. È inaccettabile», ha affermato il deputato Tommaso Calderone. «Si dovrebbe pensare, per principio costituzionale, a eliminare gli svantaggi derivanti dalla condizione di insularità e invece si agisce al contrario, rendendo vano il grande lavoro che sta svolgendo il presidente Schifani, con il quale concorderò per le vie brevi, una audizione in Commissione per pianificare un intervento a difesa della Sicilia e dei siciliani».

Da Palazzo Madama, invece, è intervenuta la senatrice azzurra Daniela Ternullo. «Il Ponte sullo Stretto è da sempre una battaglia di Forza Italia: riteniamo sia una infrastruttura fondamentale non solo per la Sicilia, ma per tutto il Paese. Proprio per questo, invitiamo il governo a individuare coperture alternative rispetto a quelle indicate nell’emendamento alla Manovra, in cui si sottraggono risorse preziose alla Regione Sicilia. I cittadini siciliani attendono da troppi anni il rilancio di politiche di sviluppo che consentano di colmare un gap dovuto anche alla condizione di insularità. È il motivo per cui riteniamo inopportuno sottrarre risorse preziose al raggiungimento di questo obiettivo». Inaccettabile e inopportuno, dunque, sono gli aggettivi utilizzati dai forzisti contro l’emendamento del governo. Lato opposizioni, si sprecano i comunicati e le dichiarazioni. La senatrice siciliana del Movimento 5 stelle, Ketty Damante, ha scritto: «Giorgia Meloni, la premier che dice di non buttare i soldi dei cittadini dalla finestra, ha deciso di spolpare Calabria e Sicilia per fare contento l’alleato Salvini sul ponte sullo Stretto. Il folle rimando al Fondo di sviluppo e coesione però ha scatenato una guerriglia senza quartiere tutta interna alla destra».

«Salvini ci ridia i soldi e il suo giocattolo se lo faccia regalare da Babbo Natale»

E ha concluso: «Questo è il governo dei patrioti alla vaccinara. Per far piantare la bandiera a Salvini, si dissanguano le due regioni che più di tutte hanno bisogno dei fondi di coesione. Un capolavoro». Sempre sponda grillina, intervenendo in Aula durante il question time a Salvini, la deputata Elisa Scutellà ha incalzato il leghista: «C’è un’Italia che soffre perché ci sono dei disastri ferroviari e delle stragi come quella avvenuta a casa mia, a Corigliano Rossano, con due morti. C’è la statale 106 in Calabria, la strada della morte, dove lei Salvini non ha messo neanche un soldo. Mentre c’è tutto questo, da ministro dei Trasporti prende con uno scippo i soldi dei cittadini calabresi e siciliani per finanziare il suo giocattolo, il Ponte sullo Stretto. Il presidente della regione Sicilia Schifani si è già tirato indietro, perché non si può accettare che lei finanzi le sue opere con i soldi di calabresi e siciliani. Ci ridia i soldi e il suo giocattolo se lo faccia regalare da Babbo Natale o dalla Befana».

Emendamento già decaduto?

Nel Partito democratico, è stato il segretario regionale Anthony Barbagallo a biasimare l’emendamento: «Sul Ponte sullo Stretto, Schifani si è incartato. Ieri infatti il governo nazionale ha annunciato che gran parte delle risorse arriveranno dalle quote del Fondo di sviluppo e coesione destinate alla Sicilia e alla Calabria. Adesso Schifani dica ai siciliani quante e quali opere saranno sacrificate sull’altare di Salvini grazie a questo scippo perpetrato, a suo dire, in modo non concordato, ai danni della Sicilia. Perché i siciliani devono accettare le fandonie di Salvini, che utilizza il Ponte sullo Stretto per fare campagna elettorale in vista delle prossime Europee, ma accollando ora i costi solo a Sicilia e Calabria?». Il vicepresidente dei senatori del Pd Antonio Nicita ha provato a guardare avanti, sollevando il dubbio che l’emendamento possa considerarsi già decaduto poiché, secondo il testo, «l’impiego di quei fondi deriva da un accordo con la Regione Sicilia». Accordo che, stando alla nota di Schifani, non c’è stato.

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