Caserta, aggredisce la compagna di classe al corso serale: coltellate al collo e alla schiena
Le minacce, le coltellate alle spalle, poi l’inseguimento nei corridoi. L’aggressione violenta è avvenuta mercoledì 13 dicembre tra i banchi e nelle aule dell’istituto Michelangelo Buonarroti di Caserta. Durante il corso serale, dagli ultimi banchi una studentessa ha iniziato a gridare: «Ti devo uccidere e ti ucciderò». Poi ha afferrato la compagna di classe seduta davanti a lei e ha iniziato a colpirla con un coltellino: alla schiena, al collo, alle spalle, alla testa, all’avambraccio. Una furia che non si è arrestata neanche dopo l’intervento di un altro studente, che le ha divise. La vittima, una ragazza appena 18enne, è riuscita quindi a divincolarsi e tentare la fuga, ma l’altra l’ha seguita urlandole contro. Quando la professoressa ha sentito le prime grida, si è avvicinata e ha visto il sangue sui loro banchi. Poi finalmente l’aggressione è terminata e sono arrivati i carabinieri. La 18enne è stata trasferita all’ospedale sant’Anna e san Sebastiano. Ha ferite su spalla, avambraccio, testa e cuoio capelluto. In un primo momento si è pensato a una trasfusione di sangue ma per ora l’intervento è stato messo in standby. La prognosi rimane riservata, alcune ferite sono profonde e il rischio di complicazioni è alto, ma dopo alcune ore i medici erano cautamente ottimisti. I militari, giunti in forze al Buonarroti – che nel frattempo ha sospeso le lezioni e si era svuotato – , hanno fermato la 17enne autrice dell’aggressione con l’accusa di tentato omicidio. «Si conoscevano», sussurrano ora gli altri studenti e studentesse, secondo quanto riferisce Il Mattino, «vengono dallo stesso rione di Caserta, litigavano spesso». La diciassettenne avrebbe ritenuto responsabile l’altra ragazza di averla voluta escludere da un gruppo di lavoro. Ai dissidi quotidiani si sarebbe quindi aggiunto questo, ma i racconti degli altri compagni di classe devono ancora essere verificati. «Parliamo tanto di come contrastare la violenza nelle nostre città e poi ci ritroviamo queste scene in classe. La scuola, da sola, non può farcela, serve una presa di coscienza sociale», ha detto una docente uscendo dalla scuola.
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