I complimenti di Mario Monti a Giorgia Meloni: «Ma usi il potere di veto sul Patto di Stabilità»
Dopo il suo discorso in Parlamento all’epoca della presentazione del governo qualcuno disse che più che Giorgia Meloni sembrava di sentire Mario Monti. Ora la battuta di Carlo Calenda diventa realtà. O meglio: è il senatore a vita e presidente del Consiglio dal 16 novembre 2011 fino alla fine della legislatura nel 2013 che apprezza «le sue parole» e «la politica estera del viceministro Tajani». Ma in particolar modo il discorso sul Patto di Stabilità in parlamento. Proprio Monti, l’alfiere dell’Europa, dice che non sarebbe scandalizzato se la premier usasse il veto per fermarlo. E la stretta di mano successiva tra i due certifica le ragioni della convergenza tra due anime politiche distanti. E pazienza se all’epoca della formazione del governo Monti Giorgia era sulle barricate per chiedere il voto subito. Ora è tutto dimenticato. O no?
Le ragioni della convergenza
In realtà parrebbe di no, ad ascoltare fino in fondo quello che ha detto Monti in Senato: «Magari tutti gli italiani sono orgogliosi, anzi sono certamente orgogliosi del suo governo. Ma tenga presente che non tutti gli italiani sono così smemorati», ha aggiunto sibillino. Poi è arrivato l’invito: «Sarei abbastanza lieto se lei, in caso di necessità, usasse il potere di veto sul Patto di Stabilità». Un giudizio che l’ex presidente del Consiglio aveva già esplicitato nei giorni scorsi, quando aveva definito la bozza di accordo «una litania in gotico». E aveva concluso nel suo editoriale sul Corriere della Sera che era «meglio tornare al tavolo della Commissione» per riaprire le trattative. Un anno fa Monti citò la frase di Meloni, che si voleva ispirare più a Margareth Thatcher che a Marine Le Pen. «Penso che in questa prima prova di leadership ci sia molta Thatcher», aveva detto rievocando la Maggie della Gran Bretagna divenuta famosa come la Lady di Ferro.
I maligni e la Provvidenza
All’epoca, ricorda La Stampa, i maligni dissero che Monti aspirava, come Draghi, alla poltrona di Sergio Mattarella. Anche se nel discorso Monti si è tolto anche qualche sassolino dalle scarpe: «Immagino che ai suoi occhi l’ultimo governo che non ha svenduto l’Italia sia quello di cui ha fatto parte nel 2008-2011, l’ultimo composto dalle stesse forze della sua maggioranza». Proprio quella maggioranza che si ruppe sulla riforma delle pensioni promessa a Bruxelles. Ma «dev’esserci stato nel frattempo un intervento provvidenziale, perché dopo quei momenti scandalosi di riforma (il riferimento è a quella di Elsa Fornero, ndr), lei ha scritto che oggi l’Italia ha uno dei sistemi pensionistici più sostenibili».
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