«Pil italiano quasi fermo: salvi grazie al Turismo»: l’analisi degli esperti di Confindustria
Quella che sta vivendo l’economia italiana in questo momento è una «fase di stagnazione» secondo il Centro studi di Confindustria. Nella nota mensile «congiuntura flash», gli economisti di via dell’Astronomia spiegano che «l’inflazione è rientrata, ma l’economia è debole. Ancora in difficoltà industria e servizi», mentre c’è «qualche luce» per l’industria. Sulla fase di stagnazione, Confindustria ribadisce che «nel quarto trimestre, il Pil italiano è stimato quasi fermo». Se da un lato «il rientro dell’inflazione aiuta», dall’altro però «i tassi di interesse resteranno ai massimo ancora per alcuni mesi e il credito è troppo caro». Mancano «di vero slancio» gli scambi mondiali e l’export italiano, con il costo di gas e petrolio a pesare in particolare.
Il boom del turismo nel 2023
Quel che «tiene a galla l’economia Italiana» secondo l’analisi di Confindustria è il periodo mai così tanto favorevole per il turismo. «Decisivo per la dinamica del Pil nel 2023», sulla spinta del +4,1% fino a settembre dell’export di servizi, con la spesa mai così alta degli stranieri in viaggio in Italia, che è «gran parte del valore economico diretto del turismo nel Paese». I buoni risultati nel turismo si sono riflessi anche nel settore alberghiero, che avrebbe beneficiato di «un vero e proprio boom», spiegano gli economisti di Confindustria. «Il fatturato dei servizi di alloggio, che è andato meglio del totale dei servizi, già nel 2022 si collocava sopra i valori pre-pandemia e ha proseguito la crescita quest’anno: +28,8% nel 3° trimestre rispetto allo stesso periodo del 2019, di cui +7,1% rispetto al 3° 2022. Sembra perciò essere tornato l’ottimismo tra le imprese del settore dell’ospitalità: secondo il Barometro di Booking, il 41% degli albergatori italiani prevede che il 2023 sarà l’anno con il fatturato più alto di sempre».
Margini di miglioramento
A fronte delle cifre da record, il Centro studi di Confindustria spiega che sono ancora possibili margini di crescita, soprattutto nel settore dell’alloggio: «L’utilizzazione dei letti negli esercizi alberghieri è risalita al 48,3% nel 2022, rispetto al 49,0% nel 2019 e dovrebbe essere cresciuta ancora nel 2023, ma comunque su valori che possono salire ulteriormente. Anche le strutture non-alberghiere possono continuare a fornire un contributo importante: fino al 2022 le presenze in tali strutture sono cresciute di più rispetto a quelle negli alberghi». E se quindi gli arrivi in Italia possono ancora crescere, restano «prospettive incerte», prima che si riesca a tornare a una crescita pre-pandemica. Il rischio è che a pesare sia appunto la fase di stagnazione, che coinvolge anche l’economia mondiale: «Decisivo sarà cogliere i cambiamenti in atto nel settore, che le imprese italiane sembrano aver ben individuato: preferenze dei viaggiatori più orientate ad esperienze di lusso (+57% nell’ultimo decennio il numero di alberghi a 5 stelle); nuove destinazioni e cambiamento climatico; nuove tecnologie “virtuali”, per preparare (sostituire?) i viaggi “in presenza”».