Truffa e peculato, il Cardinale Becciu condannato a 5 anni e mezzo e all’interdizione dai pubblici uffici. Il procuratore vaticano: «Giustizia è fatta»
Il cardinale Angelo Becciu è stato condannato a cinque anni e mezzo di reclusione, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e al pagamento di una multa da 8mila euro. Lo ha deciso il tribunale vaticano al termine del processo per la disastrosa compravendita del palazzo di Sloane Avenue a Londra e per gli investimenti della Segreteria di Stato durante il periodo in cui Becciu era Sostituto (dal 2011 al 2018). La sentenza è stata letta oggi in aula dal presidente del tribunale ed ex capo della procura di Roma Giuseppe Pignatone, a conclusione dell’86esima e ultima udienza del processo. Il procuratore vaticano Alessandro Diddi aveva chiesto durante la requisitoria svolta la scorsa estate una condanna per Becciu di 7 anni e 3 mesi di reclusione. La condanna è legata a due capi d’accusa di peculato e una di truffa aggravata, nell’inchiesta sul palazzo di Sloane Avenue a Londra, sui bonifici alla cooperativa Spes di
Ozieri guidata dal fratello Antonino e su quelli a Cecilia Marogna. Becciu è stato invece e assolto per altre ipotesi di peculato, abuso d’ufficio e subornazione del testimone monsignor Alberto Perlasca.
Le altre condanne e le reazioni
Tra gli altri imputati nel processo, la stessa Cecilia Marogna è stata condannata alla pena di tre anni e nove mesi di reclusione, con interdizione temporanea dai pubblici uffici. La donna, ex manager e asserita esperta di intelligence, originariamente accusata di peculato per i 575 mila euro ottenuti dalla Segreteria di Stato tramite il cardinale Angelo Becciu per presunte finalità umanitarie, è stata condannata in realtà per truffa aggravata, in concorso con lo stesso Becciu: la motivazione che il denaro doveva essere utilizzato per favorire la liberazione di una suora colombiana rapita in Mali, infatti, è stata ritenuta dal Tribunale «non corrispondente al vero». «Ribadiamo l’innocenza del cardinale Angelo Becciu e faremo appello», ha dichiarato il difensore di Becciu, avvocato Fabio Viglione, alla lettura della sentenza. Opposta la reazione del procuratore Diddi, al termine di due anni e mezzo di processo: «Credo che l’impostazione abbia tenuto e questa per me è la cosa più importante, credo che in questi processi non bisogna mai esultare per il risultato, un pubblico ministero non può essere mai felice per le condanne», ha detto il “pm” vaticano. «Quello di cui sono soddisfatto è che il lavoro lungo e meticoloso ha retto nonostante le contestazioni che ci sono state mosse in questi anni, ci è stato detto che siamo degli incompetenti, degli ignoranti, in realtà il risultato ci dà ragione: adesso sono sereno, dormo tranquillo».
La ricostruzione
Il procuratore aveva descritto la situazione come una “voragine enorme”, con perdite finanziarie comprese tra 139 e 189 milioni di euro, causate da operazioni di cui Becciu sarebbe stato il principale responsabile in quanto numero due della Segreteria di Stato. Diddi aveva anche accusato Becciu di aver adottato una strategia di interferenza con le indagini anziché di collaborazione con i magistrati, utilizzando anche i mezzi di comunicazione per screditare il promotore di giustizia.
Durante la sua requisitoria, il procuratore aveva anche menzionato l’accusa di peculato relativa alla cooperativa sarda Spes, gestita dal fratello di Becciu, e i 225.000 euro inviati dalla Segreteria di Stato al conto della Caritas di Ozieri. Inoltre, aveva evidenziato i 575.000 euro trasferiti dai conti Ior della Segreteria di Stato a Cecilia Marogna, che si presentava come “analista geopolitica” grazie alla sua amicizia con Becciu. Questi fondi avrebbero dovuto essere utilizzati per il presunto tentativo di liberare una suora colombiana sequestrata in Mali, ma sarebbero invece stati spesi per scopi personali e soggiorni in resort di lusso.
La posizione di Becciu
Il cardinale Becciu aveva reagito duramente alle accuse, affermando che il procuratore di giustizia non aveva fornito alcuna prova a sostegno delle sue accuse. Gli avvocati di Becciu avevano parlato di un racconto mediaticamente forte ma privo di logica.
Il processo
Il processo è iniziato due anni fa, il 27 luglio 2021. Durante le udienze, è emerso un carteggio sorprendente in cui Becciu scriveva al Papa chiedendo il suo sostegno e allegando due dichiarazioni da firmare per scagionarlo dalle accuse sui fondi per il palazzo di Londra e la liberazione della suora. Tuttavia, la risposta di Papa Francesco era stata negativa, aveva affermato di essere stato frainteso e di non poter apporre alcun segreto pontificio su tali questioni. Prima dell’inizio del processo, Becciu aveva anche registrato segretamente una telefonata con Francesco nel tentativo di ottenere un’approvazione che lo scagionasse.