La Sapienza, il prof pornostar cacciato senza stipendio: ora il Tar del Lazio ribalta le carte. Deve pagare l’università, non la docente che lo assunse
Prima la prof ha assunto un dottorando senza contratto, poi l’ha cacciato prima del previsto e senza pagarlo. Così l’università l’ha sospesa per due mesi senza stipendio. Contraria alla decisione, la docente ha fatto ricorso al Tar del Lazio e l’ha vinto: per i giudici, i provvedimenti disciplinari nei suoi confronti sono stati presi troppo tardi rispetto ai fatti accaduti. Si tratta del caso che vede un lungo braccio di ferro tra Ruggero Freddi, ricercatore di matematica ed ex attore porno gay, una docente della Facoltà di Ingegneria civile e industriale de La Sapienza, e la stessa Università di Roma. Tutto nasce nel 2019 quando la prof affida a Freddi l’incarico di insegnare nel corso di “Analisi matematica 1” come sostituto di un altro docente. Il tutto in via informale: non c’è tempo di fare un bando, o almeno così gli dicono, e al contratto ci avrebbero pensato in un secondo momento. A settembre 2019 inizia l’anno accademico e Freddi dà il via alle sue lezioni. Un bel traguardo per il ricercatore che, però, durerà ben poco.
Lo scambio di email
A metà settembre di quell’anno parte uno scambio di email che vede coinvolti diversi attori dell’ateneo. La docente che gli ha affidato l’incarico annuncia alla direttrice del Dipartimento di Ingegneria Informatica, Automatica e Gestionale, Tiziana Catarci, al direttore del Dipartimento SBAI, Luigi Palumbo, e al presidente del Consiglio dell’Area Didattica del corso, Pierfrancesco Reverberi, che Ruggero Freddi avrebbe svolto una parte delle lezioni e che il contratto sarebbe partito dal primo novembre 2019 «nei modi che abbiamo stabilito nella riunione», ma puntualizzando che non si trattava di una co-docenza «perché lui è ancora dottorando». Una precisione che di fatto mirava ad auto tutelarsi, considerato che ai dottorandi è vietato sostituire docenti, erogare insegnamenti o stipulare contratti su queste attività didattiche. A fine ottobre, la prof manda una seconda mail agli stessi destinatari e li avvisa che il ricercatore ha iniziato le lezioni, chiedendo informazioni sul contratto. Passano poche settimane e a Freddi arriva la batosta: a metà novembre gli viene comunicato, in forma scritta e senza alcuna motivazione, che era stato sostituito. Il dottorando va su tutte le furie, ma tenta (invano) la via del dialogo.
Quando il giudice del lavoro ha dato ragione al dottorando
Il dottorando decide, infatti, di inviare una mail al Rettore informandolo di tutta la vicenda, in particolare di essere stato allontanato in malo modo, e che si sarebbe riservato iniziative di tutela legale. Seppur precisando che non era la strada che preferiva intraprendere perché non voleva esporsi a livello mediatico. Questa mail viene inoltrata dal Rettore al direttore del dipartimento, il prof Palumbo. Numerosi i tentativi da parte di Freddi di avere dei chiarimenti dai docenti e dai vertici universitari che, però, sono sempre andati a vuoto. Trovandosi di fronte a un “licenziamento” ingiustificato, senza lo stipendio che gli era stato promesso e senza possibilità di dialogo, il dottorando passa per vie legali e si rivolge a un giudice del lavoro affinché venga risarcito.
Il sospetto sul passato nel mondo del porno
Ne frattempo, Freddi inizia a sospettare che il suo passato nel mondo del porno gay possa aver inciso nella decisione di essere stato allontanato. E la questione finisce su tutti i media, non solo italiani. Ma di questo non ci sono tuttora prove e, inoltre, l’aspetto non compare mai nei documenti legali. Passano gli anni e arriva il 24 gennaio 2023. Qui il ricercatore tira un sospiro di sollievo: il Tribunale di Roma gli dà ragione e condanna La Sapienza a pagargli 2.500 euro per arricchimento ingiustificato, 1.500 euro per responsabilità aggravata e circa 2.500 euro per le spese di lite. Ma a lui non basta. Decide di rivolgersi alla Corte dei Conti chiedendo di accertare le responsabilità di alcuni vertici universitari. A suo avviso, «sono stati buttati soldi pubblici. Deve pagare chi ha sbagliato, non l’ateneo». La Sapienza decide allora di mobilitarsi.
La rettrice sanziona la docente
A marzo di quest’anno, l’Università invia una mail alla docente coinvolta nell’incarico del dottorando diffidandola a pagare queste somme. Poco dopo, inoltre, avvia un procedimento disciplinare informandola che alla Rettrice «è arrivata una documentazione inviata all’area affari legali dell’ateneo riguardante una recente vicenda giudiziaria che ha dato luogo a una sentenza di condanna nei confronti dell’ateneo». La docente viene sospesa per due mesi e senza stipendio a partire dall’1 luglio 2023. Ma la prof non ci sta e decide di impugnare il decreto della Rettrice che la sanzionava.
Il Tar dà ragione alla prof: «La sanzione? È arrivata troppo tardi»
C’è un aspetto su cui fa forza la docente: la sanzione è arrivata ben 3 anni dopo i fatti accaduti. Pertanto, troppo tardi. Per il Tar del Lazio ha ragione: l’Università e chi ne è a capo sapevano di quanto accaduto dal 2019: le prove sono gli scambi di email dell’epoca. E già allora, secondo i giudici romani, potevano essere presi provvedimenti disciplinari. Il Regolamento dell’ateneo prevede che il Rettore o un suo delegato possono dare luogo a un’azione del genere «entro trenta giorni dal momento della conoscenza dei fatti». Così non è stato fatto e per di più senza alcuna giustificazione valida. Al Tar del Lazio non è rimasto che accogliere il ricorso della docente e condannare l’Università a pagare le spese che aveva sostenuto la prof: circa 3mila euro.
Pubblichiamo integralmente la precisazione ricevuta da La Sapienza:
In merito all’articolo “La Sapienza, il prof pornostar cacciato senza stipendio: ora il Tar del Lazio ribalta le carte. Deve pagare l’università, non la docente che lo assunse”, pubblicato il 17 dicembre 2023, si precisa quanto segue:
– la vicenda riguardante la docenza a contratto affidata al dott. Freddi è stata esaminata dal Giudice del Lavoro con sentenza passata in giudicato che l’Ateneo ha puntualmente eseguito, ponendo fine al contenzioso;
– il Tar del Lazio, con la recente sentenza richiamata nell’articolo, non ha in alcun modo affrontato il merito di tale vicenda, vertendo il giudizio amministrativo sul differente oggetto della responsabilità disciplinare dei soggetti coinvolti;
– l’Università, all’esito del giudizio innanzi al Giudice del Lavoro, ha, altresì, segnalato alla Corte dei Conti le condotte fonte di responsabilità amministrativa.