La storia di Paolo Baldassini, così torna a camminare dopo il grave incidente in moto: il secondo caso in Italia – Il video
Costretto per tre anni a stare in carrozzina per una lesione del midollo causata in un incidente in moto, ora Paolo Baldassini può tornare a camminare. Tutto grazie a un nuovo impianto di un neurostimolatore midollare di cui è venuto a conoscenza guardando in televisione un servizio sulla prima donna paraplegica, una 32enne italiana, che è tornata a poter muoversi attraverso questo strumento. Oggi Baldassini ha 55 anni ed è il secondo paziente che ha ripreso a camminare. Il neurotrasmettitore gli è stato impiantato il 10 luglio scorso all’Ospedale San Raffaele di Milano. A guidare il team di medici coinvolti è stato il professore Pietro Mortini, primario di Neurochirurgia e ordinario presso l’Università Vita – Salute San Raffaele. A sostegno del progetto anche una squadra di ingegneri dell’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Paolo Baldassini è un appassionato di moto. O meglio, come dice lui: «delle due ruote, con o senza motore».
La passione per le moto e l’incidente
Al Corriere della Sera racconta com’è nata la sua passione. «Mio nonno e mio padre correvano in bicicletta e così ho fatto pure io. A 16 anni però mi hanno investito: milza asportata, la gamba sinistra malconcia, e ho dovuto appendere la bicicletta al chiodo. Mi sono ripreso molto bene e mi sono buttato sulle due ruote, ma col motore», dice a colloquio con Ruggiero Corcella. Poi, però, anni dopo succede un altro incidente che gli cambierà la vita. Il 23 luglio 2020 mentre viaggia sulla sua Bmw urta un oggetto: «Andavo a 40-50 all’ora al massimo. Dai rilievi poi effettuati sembra sia stato abbandonato un mobile o qualcosa del genere. Quella strada era diventata una discarica. Che cosa ricordo? Poco e niente: una forte botta al petto e poi blackout», spiega Baldassini. Lo portano in ospedale e la situazione appare da subito grave: devono fargli due interventi, uno alla colonna e l’altro alla gamba.
«All’inizio non lo accettavo…»
Poi gli rivelano la notizia più dolorosa: non potrà più camminare. E qui inizia l’inferno: «Non accettavo l’incidente, la paraplegia, la carrozzina. Poi mi sono detto: o mi lascio andare e finisce tutto oppure devo reagire. Così mi sono iscritto in palestra, ho cominciato a fare una vita più o meno normale nel limite delle mie possibilità». A distanza di anni scopre per caso questo nuovo neurotrasmettitore midollare. «Oggi arrivo a fare circa 300 metri, non tutti di seguito ma quasi, anche se con una persona a fianco. Quindi funziona. Entro fine anno mi auguro di riuscirci in autonomia, perché voglio andare a trovare l’unica zia che mi è rimasta e che vive in Marocco. Gliel’ho promesso», conclude.
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