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Arezzo, polemica per la celebrazione dei 100 anni del padre del sindaco Ghinelli: «Aderì a Salò»

18 Dicembre 2023 - 23:20 Redazione
M5S e Pd annunciano interrogazioni parlamentari: «Il Comune è la casa dei cittadini, non il palco di Atreju»

«Arezzo è antifascista». Con queste parole, riportate su un maxi striscione, alcuni manifestanti hanno espresso la loro contrarietà per la rievocazione di Oreste Ghinelli, padre dell’attuale sindaco della città toscana, nonché avvocato ed ex consigliere comunale Msi, che in gioventù aderì alla Repubblica di Salò. Arci, Anpi, Pd, Alleanza Verdi Sinistra, Arezzo 2020 e Cgil hanno espresso il loro disappunto per la celebrazione in programma domani 19 dicembre alle ore 17: «Invitiamo la presidenza del Consiglio comunale a rivedere la sua decisione in quanto un luogo istituzionale espressione della Costituzione non può essere luogo per celebrare chi di quella stessa Costituzione non ha mai condiviso i suoi valori antifascisti», si legge nella nota. Nell’invito all’evento, spiegano le formazioni, «si legge che è stato un politico, un avvocato e un artista» e viene inoltre ricordato «il suo ruolo di consigliere comunale dall’immediato dopoguerra fino all’anno della sua morte». Eppure, «quello che la Presidenza del Consiglio comunale non ha detto – sottolineano – è che Oreste Ghinelli ha avuto la determinazione della coerenza con le sue scelte politiche giovanili, culminate con l’adesione alla Rsi. Può esserci sfuggito ma non abbiamo mai letto una sua dichiarazione che potesse rappresentare un distacco dall’ideologia fascista nei suoi anni di direzione del Msi». E nemmeno «nei suoi anni – continua il comunicato – di impegno professionale, assolutamente legittimo», in difesa però «di imputati neofascisti coinvolti nella strategia nera e stragista degli anni Settanta». 

L’interrogazione parlamentare

I deputati toscani del Pd Emiliano Fossi e Marco Simiani e di quelli dei 5 Stelle Andrea Quartini, Irene Galletti e Tommaso Pierazzi presenteranno inoltre un’interrogazione parlamentare. «La decisione di celebrare una figura legata alla Repubblica di Salò denota, da parte di una pubblica amministrazione, una mancanza di sensibilità storica e sociale verso le ideologie responsabili della morte di numerosi civili innocenti», è il commento di Quartini. Mentre i dem chiedono alla premier Giorgia Meloni e al titolare del Viminale di verificare se l’evento «sia lecito da un punto di vista istituzionale e quante risorse pubbliche, sia in termini di finanziamenti che di utilizzo di personale, sono state impiegate per finalità che appaiono in realtà attinenti più alla sfera privata». Per i deputati «il Comune è la casa dei cittadini» e «non il palco di Atreju», concludono.

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