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Il cardinal Becciu dopo la condanna: «Spero il Papa creda nella mia innocenza, voglio gridarla al mondo»

18 Dicembre 2023 - 22:44 Redazione
L'intervista di Bruno Vespa al religioso: «Le operazioni che ho fatto erano nelle tradizioni della Santa Sede»

Non fa alcun passo indietro Angelo Becciu, difendendo la sua posizione e appellandosi a papa Francesco, dallo studio Rai di Cinque minuti con Bruno Vespa. Il cardinale è stato condannato dal tribunale vaticano a 5 anni e mezzo di reclusione, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e al pagamento di una multa per la disastrosa compravendita del palazzo di Sloane Avenue a Londra e per altri investimenti avvenuti quando era Sostituto per gli affari generali alla Segretaria di Stato. «Le operazioni che ho fatto erano nelle tradizioni della Santa Sede», dice il cardinale, «dopo i patti Lateranensi, la Santa Sede ha iniziato a investire sui palazzi, da Roma a Parigi a Londra. E poi mica seguivo passo per passo tutte le operazioni economiche finanziarie, c’era un ufficio che se ne occupava, anche delle questioni amministrative». Da Vespa, Becciu spiega poi perché, dal suo punto di vista, non ha responsabilità sull’affare di Sloane Avenue: «Il responsabile era il monsignor Perlasca, fu lui a presentarmi il dossier sull’immobile di Londra. L’operazione è stata realizzata in quattro fasi, ma io fui informato solo di una di esse. Erano i miei tecnici che mi dicevano che era possibile farlo e che ne veniva fuori un grande vantaggio per la Santa Sede». Sui 500mila euro che sarebbero dovuti servire a liberare una suora rapita in Mali, e che secondo le accuse la manager Cecilia Marogna utilizzò per spese personali, Becciu assicura la sua buona fede: «Dovevano servire solo alla liberazione della suora, fu il Papa stesso ad autorizzare l’operazione». E proprio al Papa rivolge l’ultimo messaggio: «Credo e spero che crederà nella mia innocenza. Mi darò da fare per dimostrare la mia innocenza, nelle stanze giuridiche voglio gridare al mondo che sono innocente e che non ho fatto nulla di ciò di cui sono accusato».

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