Manovra, sì notturno agli emendamenti: ok alla proposta delle opposizioni contro la violenza sulle donne. Salve le pensioni dei medici, no allo smart working
È stato un voto notturno quello per la manovra in commissione Bilancio al Senato, a causa dei ritardi della maggioranza per approvare tutti gli emendamenti e gli ordini del giorno. Via libera alle quattro proposte di modifica presentate dal governo e a una dall’opposizione per il contrasto alla violenza sulle donne. Quest’ultima, accolta di buon grado anche dalla maggioranza e annunciata con applausi in commissione, prevede che tutti i 40 milioni della quota delle opposizioni, prevista dal fondo per le modifiche parlamentari, vengano impiegati per la lotta contro la violenza di genere. Soddisfatto il leader di Azione, Carlo Calenda, che ringrazia la collega di partito Mariastella Gelmini per aver avuto «l’intuizione giusta» sul tema. Ora i lavori riprenderanno in mattinata con le dichiarazioni di voto e l’ultimo sigillo con il mandato al relatore. Poi, il testo della finanziaria è atteso in aula prima a Palazzo Madama e poi alla Camera.
Le pensioni
Salve dai tagli previsti inizialmente le pensioni di vecchiaia di medici, dipendenti di enti locali, insegnanti e ufficiali giudiziari. Quelle anticipate restano penalizzate, ma il taglio è più lieve per i sanitari con una riduzione di un 36esimo del taglio per ogni mese in più di permanenza al lavoro. Dirigenti medici e infermieri potranno rimanere al lavoro fino a 70 anni. Inizialmente, nella serata di ieri, era circolata la proposta del governo di spostare in là di due anni l’età pensionabile dei medici, provocando nell’immediato un vespaio di polemiche e l’insorgere dei sindacati, già mobilitati da tempo contro la manovra. L’idea, accusata di indebolire ancora di più il Servizio Sanitario Nazionale, è infatti durata poche ore e i ministri hanno fatto marcia indietro non depositandone il testo.
I fondi per il Ponte sullo Stretto
Via libera anche alla rimodulazione dei fondi per il Ponte sullo stretto di Messina con una parte delle risorse prese dal Fondo di coesione, finalizzata ad alleggerire il contributo dello Stato. Un ok che arriva nonostante l’irritazione dei giorni scorsi del presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, che aveva sconfessato l’emendamento (presentato all’improvviso e senza trattative con le due regioni) accusandolo di costituire un precedente controverso.
Affitti brevi, mutui, e disagio abitativo
Semaforo verde anche per l’emendamento, voluto soprattutto da Forza Italia, sugli affitti brevi che chiarisce la questione della cedolare secca: è al 21% per una delle case affittate e al 26% per le altre. Via libera anche alle agevolazioni per il fondo di garanzia sui mutui della prima casa per le famiglie numerose e anche in base all’Isee. La sottosegretaria all’Economia Lucia Albano fa sapere che è stato, inoltre, approvato un emendamento del governo per contrastare il disagio abitativo. «Sono stati stanziati 100 milioni di euro che – puntualizza – che verranno utilizzati per elaborare modelli sperimentali di edilizia residenziale pubblica. E le azioni di contrasto al disagio abitativo saranno supportate anche dal lavoro della Cabina di Regia sulla valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico, da me presieduta al Ministero dell’Economia e Finanze».
Smart working bocciato e niente Superbonus
Bocciato, invece, l’emendamento che prevedeva la proroga da fine anno al 31 gennaio 2024 dello smart working per i lavoratori fragili del settore pubblico. Il termine, infatti, scadrà il 31 dicembre 2023. Nessuna traccia, inoltre, della proposta di modifica sul Superbonus.
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