In Evidenza Cop29Donald TrumpGoverno Meloni
POLITICACambiamento climaticoCarboneCommissione UEEnergie rinnovabiliGasGoverno MeloniPetrolioPolitiche ambientaliPolitiche energeticheUnione europea

Piano energia e clima, la “pagella” della Commissione Ue promuove l’Italia solo a metà: bene sulle rinnovabili, male sull’addio ai combustibili fossili

18 Dicembre 2023 - 15:17 Gianluca Brambilla
L'esecutivo europeo critica anche gli interventi programmati dal nostro paese per contrastare la povertà energetica

Italia promossa sulle rinnovabili e la riduzione dei consumi di energia, bocciata sulla ristrutturazione degli edifici e il contrasto alla povertà energetica. Si potrebbe riassumere così il giudizio della Commissione europea sul Pniec, il piano per l’energia e il clima aggiornato dal governo Meloni lo scorso giugno. Oggi l’esecutivo di Bruxelles ha reso note le proprie raccomandazioni sul documento presentato dall’Italia, che stabilisce gli obiettivi nazionali al 2030 sull’efficienza energetica, le fonti rinnovabili e la riduzione delle emissioni. Un documento di 424 pagine, che sostituisce l’ultimo Pniec presentato nel 2019 dal governo Conte bis. Nel bilancio complessivo tracciato dalla commissaria Ue per l’Energia Kadri Simson, l’Italia viene citata come esempio virtuoso per le rinnovabili, ma viene rimproverata per la mancanza di un piano di adattamento ai cambiamenti climatici e per la strategia sul gas.

La “pagella” di Bruxelles

Sono cinque le aree in cui il piano presentato dall’Italia viene giudicato come positivo dall’Unione europea. La prima riguarda i buoni risultati sulla produzione di energia da fonti rinnovabili, a cui si aggiunge anche la strategia del governo per migliorare l’efficienza energetica (e di conseguenza ridurre i consumi) in alcuni settori dell’economia. Luce verde anche sul fronte della sicurezza energetica, grazie alla diversificazione dei fornitori di gas e alla progressiva riduzione dell’import dalla Russia. Infine, ricevono un giudizio positivo la struttura del mercato interno dell’energia – che da inizio 2024 sarà interamente liberalizzato – e la decisione di eliminare progressivamente i sussidi ambientalmente dannosi.

Ci sono aree, però, in cui la Commissione europea boccia l’operato del governo e i suoi piani da qui al 2030. Uno dei punti più critici riguarda il contrasto alla povertà energetica. Su questo tema il Pniec non delinea gli obiettivi per i prossimi anni, né fa una stima di quante sono le famiglie che in questo momento faticano a pagare le bollette. La strategia dell’Italia viene bocciata anche sulla ristrutturazione degli edifici, che procede ancora troppo lentamente per raggiungere i target europei, e sull’adattamento ai cambiamenti climatici. Su quest’ultimo punto, il governo Meloni ha annunciato più volte la volontà di approvare il Pnacc, il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, dimenticato nei cassetti del ministero dal 2017. Il documento ha da poco superato la fase di Valutazione ambientale strategica (Vas), ma deve ancora essere approvato definitivamente prima di entrare in vigore. Infine, la Commissione europea rimprovera l’Italia per la mancanza di adeguati investimenti sul fronte della ricerca e dell’innovazione, in particolare per lo sviluppo di tecnologie a impatto zero e per la produzione di energia pulita.

Il nodo dell’addio ai combustibili fossili

Nel bilancio complessivo di tutti i Paesi Ue, firmato dalla commissaria Simson, l’Italia viene citata una ventina di volte. Sul fronte delle rinnovabili, il nostro Paese figura tra quelli in linea con gli obiettivi europei al 2030 e viene indicato come esempio virtuoso per aver deciso di creare “aree speciali” in cui snellire gli iter burocratici e accelerare l’installazione di progetti per la produzione di energia eolica e solare. È meno clemente, invece, il giudizio sulla strategia italiana per affrancarsi dai combustibili fossili. Insieme alla Croazia e alla Slovacchia, il nostro Paese prevede infatti di aumentare la produzione nazionale di gas naturale. L’Italia figura inoltre in un elenco di sette Stati che hanno posticipato l’impegno per l’addio definitivo a tutti i combustibili fossili. Insieme all’Italia ci sono anche Croazia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria e Slovacchia. E non è chiaro, fa notare la Commissione europea, come questa proroga impatterà sui piani di riduzione delle emissioni redatti dai governi in questione.

EU COMMISSION | Un breve estratto del giudizio complessivo della Commissione Europea sui Piani energia e clima presentati dagli Stati membri

I dubbi degli esperti

Il piano a cui ha lavorato il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto è stato pubblicato lo scorso giugno e trasmesso a Bruxelles nel mese successivo. Già allora, il documento aveva sollevato qualche perplessità tra esperti e addetti ai lavori. Il think tank per il clima Ecco l’aveva giudicato «sotto la sufficienza» e lo aveva descritto come «complesso, ridondante e, in diversi casi, contraddittorio rispetto all’obiettivo» di riduzione delle emissioni. È dello stesso parere anche l’associazione Transport&Environment, che proprio pochi giorni fa ha pubblicato un report in cui sostiene che l’Italia «rischia di bucare l’obiettivo di riduzione delle emissioni entro il 2030». Secondo la ong europea, le attuali politiche delineate nel Pniec per decarbonizzare i trasporti si basano troppo sul ruolo dei biocarburanti. E questo, spiega il report, non solo complica i piani di riduzione delle emissioni ma espone l’Italia «alla dipendenza dall’import di materie prime, che oggi garantisce il 94% del totale dei feedstock impiegati nel nostro Paese».

Foto di copertina: SD-Pictures su Pixabay

Leggi anche:

Articoli di POLITICA più letti